Categorie: Opinioni

Ma non “basta” attuare l’articolo 132 della Costituzione? La macroregione padana con 22 milioni di persone esiste già

di Raffaele Piccoli – Il dibattito di  questi giorni, per una rinascita Padana,  ripreso da Roberto Gremmo presenta interessanti spunti  che invitano ad una riflessione attenta.

Gli elementi indispensabili ad un qualsiasi progetto, a mio avviso,  devono essere almeno tre. Idea, soggetto politico,  leadership.

Diventa complesso addentrarsi in  aspetti specifici. E’  bene premettere che qualsiasi progetto autonomista che voglia avere una  minima possibilità di successo deve fare i conti con la necessità di una radicale modifica della costituzione. Quindi  maggioranze parlamentari assolute, doppie letture, referendum popolare. Percorso difficile.

L’art. 132 della Costituzione, così come modificato dalla riforma del 2001, prevede la possibilità di fusione tra regioni. Necessita la richiesta di tanti comuni che rappresentino almeno un terzo dei residenti nelle regioni interessate. La proposta viene approvata con legge costituzionale sentiti i consigli regionali. Questo potrebbe essere lo strumento per la macroregione del Nord.

E’ evidente che diventa più difficile per un parlamento opporsi ad una richiesta popolare così numerosa. Il percorso sembra facilitato.

Non è azzardato prevedere che le realtà del centro e del sud, dopo l’esempio Padano non tarderebbero a seguirne il percorso. In effetti qualche timido tentativo si è già visto in passato tra Toscana Umbria e Marche. L’ex governatore campano Caldoro, lo aveva proposto per le regioni del sud peninsulare.

Una Macroregione Padana, (22 milioni di abitanti)  che parla con una sola voce avrebbe sia con Roma che con Bruxelles un potere contrattuale enorme. Per puro esempio immaginiamo i fondi PNRR  completamente svincolati dai ministeri romani e gestiti  dalle nostre realtà locali  più virtuose.

Altro elemento trainante del progetto  è rappresentato dal soggetto politico. In Padania non mancano le sigle autonomiste presenti quasi  ovunque. Una realtà  cosi nutrita e composita rappresenta una sicura risorsa di idee e proposte ma non è massa critica. L’esperienza verticistica fallimentare della fu Lega Nord, non può e non deve essere ripetuta.  Il soggetto  chiamato ad attuare un progetto tanto  ambizioso dovrà essere democratico e pluralista, limitando la partecipazione del movimento alle competizioni elettorali locali (Regioni e comuni). 

Infine la leadership, l’identikit non è importante. L’uomo o la donna che assumeranno questa responsabilità dovranno avere serietà e credibilità, non serve altro.

Queste  note non sono e non  vogliono essere esaustive. Rappresentano a mio avviso, un esempio, seppur limitato,  di come potrebbe essere l’opera di un movimento nato, per stimolare  la  crescita di un’idea per una forma possibile di federalismo in Italia.

Raffaele Piccoli

Grande Nord  Ferrara

Redazione

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