Lo staff di Biden: dopo il disimpegno di Trump torna la politica di controllo nelle zone calde del mondo

27 Gennaio 2021
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di Luigi Basso – Mentre Trump, grazie anche agli stanziamenti previsti dal Former President Act, ha fatto sapere che ha creato un proprio Office of the Former President (che sembra un po’ canzonare l’Office of the President Elect di Biden), che costituirà la centrale operativa della corrente trumpiana nel Partito Repubblicano, la stampa è soprattutto concentrata sul rito quotidiano della firma degli Ordini Esecutivi del neo eletto Presidente USA.
Tuttavia, risulta molto più istruttivo ed utile guardare ai nomi che stanno entrando a far parte della squadra di governo di Biden per cercare di capire sul quali linee si muoverà l’amministrazione USA.


Infatti le idee, anche le migliori, camminano pur sempre sulle gambe degli uomini.
Al posto di Segretario di Stato è stato chiamato Anthony Blinken, la sua vice sarà Wendy Sherman, l’Ambasciatore USA all’ONU dovrebbe essere Linda Thomas Greenfield, Jake Sullivan ricoprirà il ruolo di Consigliere per la Sicurezza Nazionale e il suo vice sarà Jonathan Finer detto Jon; Victoria Nuland in Kagan sarà sottosegretario agli Affari Politici.


Ai nomi fin qui fatti si dovrebbero aggiungere Michele Flournoy con destinazione Pentagono e Avril Haines come Direttore della NI (National Intelligence).
Senza tanti giri di parole, si tratta di vecchie conoscenze, sono tutti
quei falchi che hanno plasmato la politica estera di Obama nei suoi due mandati.
Una politica strutturata sulla incessante destabilizzazione dello scacchiere mondiale dalla Libia allo Yemen, passando per l’Ucraina e l’Iraq, amplificando le faglie che fratturano le società.
A seconda dello scenario possono essere faglie politiche, oppure religiose, etniche, identitarie e così via.


Gli Stati Uniti, dopo l’epoca del disimpegno di Trump riassunto nella dottrina “America First”, cercano dunque di tornare ad operare come superpotenza globale.
Non potendo più mandare – per motivi ovvi – migliaia di soldati a morire per colonizzare terre lontane, si punta sul caos nel mondo per indebolire gli avversari e trarre i maggiori vantaggi possibili?
Normalmente, la storia ha dimostrato che le restaurazione falliscono.


Photo of Markus Spiske

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