L’enciclica “Fratelli Tutti”. Papa Francesco non distingue tra migranti legali o illegali

13 Ottobre 2020
Lettura 3 min

di Sergio Bianchini – Se si leggono i 287 paragrafi dell’enciclica -Fratelli tutti- di Papa Francesco si resta impressionati dalla grandissima capacità analitica dei fenomeni mondiali e locali, dei comportamenti umani antichi e moderni e della appassionata instancabile e indistruttibile incitazione alla costruzione di persone umane benevolenti e di un mondo armonioso e solidale.

Tutto ciò è in grandissima parte patrimonio storico e tradizionale dell’insegnamento cattolico. Ed anche chi ha vissuto prima del Concilio Vaticano Secondo ha sempre ricevuto questo insegnamento fondamentale. Il cattolico tradizionale era una persona attiva, tendenzialmente mite e conciliante, perdonatrice, caritatevole e ottimista.

In questo scritto non si trattano minimamente i problemi attuali della famiglia che è uno dei terreni sui quali sta avvenendo lo scontro fortissimo tra modernisti e tradizionalisti. Giustamente non si trattano i temi della famiglia perché non tipici del contesto e trattati ampiamente in altri scritti.

Però non si parla nemmeno della nazione che invece è l’ospite di pietra, innominato e innominabile macigno contro il quale cozza in Italia l’afflato universalista.

La chiesa cattolica ha un conto aperto con la nazione moderna che è nata proprio dentro l’Europa cristiana demolendo il potere universale della chiesa romana e del Sacro Romano Impero da essa costruito 1200 anni fa.

In particolare proprio i gesuiti furono le vittime più evidenti dello scontro tra papato e nazione.

L’ordine fu fondato da Ignazio di Loyola, guarito fortunosamente dopo un ferimento quasi mortale avvenuto ad una gamba durante lo scontro a Pamplona con le truppe francesi. La vicenda del ferimento e della sconfitta lo portarono ad abbandonare la carriera militare e, con alcuni compagni, a Parigi nel 1534 fece voto di porsi agli ordini del papa come forza assolutamente obbediente ed una dedizione particolare alle missioni e all’educazione.

Il programma di Ignazio fu approvato da papa Paolo III nel 1540.

Erano proprio gli anni della ribellione protestante contro il primato pontificio di Roma. Luterani, Calvinisti e Anglicani ruppero con il cattolicesimo romano ed assieme a principi e re del nord Europa dettero il via alla nascita delle moderne nazioni europee. Il grande processo storico che si concluse proprio in Italia nel 1870 con l’abbattimento totale del potere temporale pontificio e la presa guerreggiata di Roma da parte dei Savoia.

I gesuiti furono i più qualificati sostenitori della supremazia papale ed imperiale ma nel 18ttesimo secolo la nascita delle nazioni in Europa era ormai inarrestabile al punto che Papa Clemente XIV nel 1773 fu costretto ad abolire l’ordine dei Gesuiti scacciati ormai da quasi tutti i regni Europei. L’ordine fu ricostituito da papa Pio VII nell’agosto 1814 solo dopo la sconfitta di Napoleone.

Ignazio si era dedicato alla vita religiosa dopo il ferimento ricevuto in battagia a Pamplona. Seguì così lo stesso percorso esistenziale di San Francesco che 300 anni prima aveva deciso di cambiare una vita gaudente e guerresca dopo la reclusione a Perugia seguita ad una sconfitta campale delle truppe di Assisi con cui combatteva.

La mitezza e la bonarietà sono caratteri tradizionali del cattolicesimo che formano la psicologia di massa degli italiani da secoli e le statistiche mondiali comparate sugli omicidi lo confermano ampiamente.

Ma mitezza e bonarietà oggi in Italia vengono giocate contro la dinamica della nazione.

E così la nazione Italica, che non riesce a stare in piedi, a darsi un minimo di governabilità e di programmi politici attuabili affonda sempre più ed eccelle solo nel farsi esempio di solidarismo verso l’immigrazione illegale.

Si perché lo scritto, ricchissimo sul piano filosofico, analitico, sintetico, descrittivo, emozionale, proprio sulla parola immigrazione mostra gravi lacune ed ambiguità proclamando una dedizione assoluta agli immigrati senza mai distinguere tra legali ed illegali.

Cito:

37. Tanto da alcuni regimi politici populisti quanto da posizioni economiche liberali, si sostiene che occorre evitare ad ogni costo l’arrivo di persone migranti. Al tempo stesso si argomenta che conviene limitare l’aiuto ai Paesi poveri, così che tocchino il fondo e decidano di adottare misure di austerità. Non ci si rende conto che, dietro queste affermazioni astratte difficili da sostenere, ci sono tante vite lacerate. Molti fuggono dalla guerra, da persecuzioni, da catastrofi naturali. Altri, con pieno diritto, sono «alla ricerca di opportunità per sé e per la propria famiglia. Sognano un futuro migliore e desiderano creare le condizioni perché si realizzi».

In questo paragrafo c’è una totale falsificazione della realtà, perché in primo luogo i media europei sono assolutamente a favore degli immigrati, compresi quelli illegali. E contemporaneamente si attribuisce” pieno diritto” ai migranti economici, che sono la grandissima maggioranza di coloro che tentano illegalmente di attraversare il mediterraneo. Con questa dichiarazione sul loro ”pieno diritto” l’enciclica si contrappone e delegittima la legislazione nazionale. Dove siano poi le posizioni economiche “liberali”contrarie all’immigrazione non si sa. E nemmeno dove siano coloro che sostengono una limitazione agli aiuti verso i paesi poveri.

40. «Le migrazioni costituiranno un elemento fondante del futuro del mondo». Ma oggi esse risentono di una «perdita di quel senso della responsabilità fraterna, su cui si basa ogni società civile». L’Europa, ad esempio, rischia seriamente di andare per questa strada.

Nel paragrafo 40 poi si indicano le migrazioni come il “futuro del mondo”, prendendo una cappellata gigantesca. Che i viaggi, la mobilità lavorativa e turistica aumenteranno non ci sono dubbi ma questa non si chiama migrazione. Si chiama mobilità, rispetto al cui aumento parossistico esistono già oggi indicazioni contrarie. E la crescita gigantesca degli acquisti on line ne è una dimostrazione.

Come si spiega questa enfasi unilaterale dell’enciclica sulle migrazioni illegali, unita ad un crollo del livello argomentativo?

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Direttrice: Stefania Piazzo
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