di Gigi Cabrino – Caos in Africa con una preoccupante crescita delle formazioni estremiste islamiche, guerra in Ucraina, tensioni al confine tra Kosovo e Serbia che non fanno ben sperare, Cina ad un passo dalla guerra con Taiwan dopo la visita, forse un tantino inopportuna, di Nancy Pelosi, esercitazioni militari congiunte Russia Cina nel profondo est russo. Insomma, per un ministro degli Esteri di pensieri ce ne sarebbero un bel po’…. Invece Di Maio Luigi da Pomigliano D’Arco è preso da mesi da un unico dossier: la sua permanenza in Parlamento.
Da quando le frizioni con i vertici del movimento cinque stelle hanno messo in discussione la sua ricandidatura, sembra non ci sia stata crisi internazionale che abbia minimamente interessato il ministro degli Esteri, fino ad arrivare a sancire la sua uscita dal movimento con i suoi fedelissimi proprio nel giorno in cui Draghi, con il presidente francese e il cancelliere tedesco si trovavano a Kiev; tempismo che la dice lunga sulle sue priorità.
Solo che la nuova formazione, che ha cambiato due nomi in un mese, stenta a decollare, sono più parlamentari e ministri che iscritti; ancora meno gli elettori se è vero che i sondaggi danno la nuova formazione molto lontana dalla soglia di sbarramento.
E mentre la Cina strige la ” provincia ribelle” con un blocco navale e aereo, mentre la guerra in Ucraina continua con tutto il suo carico di distruzione e di morte e tutte le conseguenze che dobbiamo aspettarci sul fronte delle forniture energetiche ed alimentari, mentre un provvedimento del governo del Kosovo sulle targhe nelle zone di confine con la Serbia in due giorni ha rischiato di fare tornare indietro le lancette della storia di oltre vent’anni cosa fa Di Maio?
Va dal PD a chiedere una candidatura nelle sue liste per avere un paracadute elettorale, dal momento che il collegio di Pomigliano D’Arco – Acerra,in cui da leader dei cinque stelle vinse con oltre il 60%, è molto ma molto a rischio di sconfitta e non è immaginabile che se si perde non si entri in Parlamento; no, la moda di oggi è che si devono avere candidature certe dove si viene rieletti senza la fatica di chiedere voti.
Certo, la politica si è ridotta a questo, ma tra questi tentativi di sopravvivenza politica, nel caso del nostro buon Di Maio, ci dovrebbero essere quelle cosucce di poco conto relative alla politica estera. Qualcuno può ricordaglielo?