di Roberto Gremmo – L’incubo è forte, perciò sul “Fatto quotidiano” attacca a testa bassa la nuova lista di Letizia Moratti, sostenendo che si tratta, niente meno, di un espediente elettorale della peggiore reazione in agguato.
E questo, udite udite, perché dietro alla proclamata indipendenza del nuovo gruppo si nasconderebbero i pericolosi “lumbard” federalisti che il giornalista d’origine friulana ben trapiantato sotto la “madunina” non sopporta con tutte le sue forze…
Il suo risentimento è così forte da fargli scrivere che il nuovo polo della dottoressa Moratti sarebbe occultamente sostenuto da un misterioso “Grande fratello” di cui mostra di non sapere molto, ma che teme perché sarebbe a forti tinte nordiste ed avrebbe per capintesta Roberto Bernardelli.
Da gran signore, Barbacetto descrive il fortunato imprenditore milanese come un brancaleone alla guida di “una collezione di ex, un frullato misto di fuorusciti dai partiti e riciclati” con la grave colpa di essere federalisti a tutto tondo.
Perciò punta il dito contro i compagni d’avventura di Bernardelli, in particolar modo Borromini, Monica Rizzi e Davide Boni; personaggi che ai suoi occhi hanno la grave colpa di non essersi appiattiti sulle coalizioni politiche romanocentriche.
Ma il bersaglio grosso è soprattutto Bernardelli ed il celebre giornalista traccia il percorso politico del presunto capo della congiura localista. Lo avrà fatto con la tecnica del taglia e cuci o in quale altro modo?
Mi sembra dunque giusto ricordare come è iniziata la battaglia politica di Roberto Bernardelli, vecchio amico e persona per bene, che ho conosciuto fin dal 1980 quando, ben prima della nascita a Varese della “Lega Lombarda”, fu tra i pochi coraggiosi pionieri della lotta alla partitocrazia romana creando la “Lista Civica per Milano” capeggiata dal coraggioso controcorrente ex ministro Bucalossi e collegata col famoso “Melone” di Trieste e con la mia “Lista per Torino”.
Fummo tutti elettoralmente sconfitti, ma il seme era stato gettato.
Poi vennero i tempi difficili delle divisioni dei movimenti e Bernardelli ha avuto spesso il coraggio di alzare il dito contro scelte errate e imposizioni verticistiche che sono poi quelle che hanno aperto la strada all’involuzione nazionalista di Capitan mohito.
Barbacetto sembra disprezzare questo tortuoso e tutto in salita percorso di dissidenza che denota invece una libertà d’opinione rara avis nella politica italiana.
E veniamo ad oggi, dove invece di trescare di nascosto nell’ombra, Bernardelli ci mette apertamente la faccia, tre sere alla settimana, in una trasmissione autogestita su “Antenna Tre” Lombardia, un programma unico nel suo genere perché a telefoni aperti, permette a tutti di esprimere le loro opinioni. Quasi sempre a favore dell’autonomia, del federalismo e del Nord.
Mentre tutti i politici, legajolisti compresi, sfuggono al confronto diretto con la gente, le serate di “Senza sconti” danno senza filtri la parola al popolo.
Forse e’ proprio questo che ha dato fastidio al cronista del “Fatto”?
Non può tollerare che attorno ad una Moratti che parla apertamente di “Lombardia Stato” su modello bavarese, le forze di un nuovo antonomismo stiano rialzando la testa?
Forse nell’immediato non avranno grandi successi nelle urne.
Ma non molleranno. Almeno speriamo.