La lettera – Astensione? Caro Gandolfini, sono i partiti, tutti, ad astenersi nelle politiche a sostegno di scuola e famiglia

16 Agosto 2022
Lettura 3 min

di Giuseppe Olivieri – Caro Massimo, mi hai insegnato molto e per questo motivo ti devo altrettanto.
Nonostante ciò, mi permetto di dissentire dalle tue considerazioni espresse su “La Verità” il 9 agosto scorso e relative al voto del prossimo 25 settembre.

(Se ci si batte per la vita, l’astensione non è ammessa
di Massimo Gandolfini

L’assenteismo, l’indifferenza, la rassegnazione, la delusione paralizzante, la resa di fronte al “male” non possono abitare nel cuore di chi crede in quel valore civico che si chiama “responsabilità”).

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Dopo 55 anni di esistenza terrena, ho difficoltà nel riconoscere il reale significato di “democrazia”. Mi chiedo come possa esplicitarsi il concetto di “potere al popolo” nel momento in cui “l’indottrinamento social-mediatico ha di fatto corrotto e confuso nel cuore e nella mente i nostri concittadini”, tanto da non potersi considerare veramente libera una scelta che non si basi su una vera conoscenza.


Inoltre (e lo scrivi fra parentesi), solo indirettamente i cittadini possono scegliere i loro rappresentanti: tutto il potere è nelle mani delle segreterie dei partiti, ormai diventati squallide rappresentazioni di quelli che un tempo condizionavano la vita politica, quella per cui “i nostri nonni e padri” versarono “sangue e lacrime”.
Non andare alle urne per le elezioni politiche non è “pericolosa superficialità”, né “supponenza”, ma una reazione legittima finalizzata a (ri)acquisire un profondo senso di “responsabilità”. Non è “assenteismo, indifferenza, rassegnazione, resa”, ma consapevolezza della necessità di evitare ogni forma di collaborazionismo con chi è autentico protagonista ed interprete di questo sistema corrotto ed inefficiente e che si nasconde dietro la falsa dicotomia Destra-Sinistra.


Ti chiedi se “abbiamo grandi capitali o finanziamenti per garantire il diritto alla vita di ogni bimbo, di ogni malato, di ogni disabile e per fermare la campagna d’odio contro chi difende valori non negoziabili”.


Sì, li abbiamo! La Lombardia, per esempio, ha 54 miliardi di Euro di residuo fiscale annuo (dato pre Covid). Quante vite umane potremmo salvare trattenendo i nostri soldi sul territorio? Quanti ammalati potremmo curare? Quale finanziamento alla L.38/2010 potremmo garantire, implementando hospice e personale sanitario per l’utilizzo delle cure palliative?
Difendere la vita umana come diritto non negoziabile non può solo limitarsi ad esprimere la propria contrarietà alla L.194/1978. Anzi, proprio tu a Verona ci hai invitato a chiedere agli enti locali l’applicazione della 194 stessa nella parte in cui si prevede la rimozione delle condizioni culturali ed economiche che impediscono ad una donna di essere veramente libera nell’effettuare una scelta che riguarda sia lei, sia il nascituro.
Le amministrazioni comunali, però, sono impossibilitate ad utilizzare le risorse dei cittadini, perché queste prendono la strada di Roma e si disperdono nei meandri della burocrazia, dell’assistenzialismo, del clientelismo, emblemi dello stato centrale.
Difendere la vita umana significa anche implementare il sistema sanitario. Tutti i partiti (tutti), sostenendo direttamente o indirettamente i governi dal 2010 al 2019 (da Monti a Conte 1), hanno effettuato tagli alla sanità pubblica per un totale di 37 miliardi di Euro, ledendo il diritto fondamentale alla salute, quindi alla preservazione della vita.
Quali partiti hanno riconosciuto questo errore, porgendo le dovute scuse per aver contribuito a provocare migliaia di morti in occasione dell’emergenza sanitaria trascorsa? Nessuno.
Quali partiti si sono impegnati ad eliminare lo spreco di 200 miliardi di Euro annuo nell’ambito della pubblica amministrazione e proponendo l’utilizzo di tale somma per garantire il riconoscimento e l’applicazione dei valori non negoziabili? Nessuno.


Quali partiti hanno messo all’interno della propria agenda la formazione e l’assunzione di insegnanti di sostegno, contribuendo ad alleviare le difficoltà di migliaia di famiglie? Nessuno.


Quali partiti si sono prodigati per superare l’inverno demografico e prevenire le sue nefaste conseguenze? Nessuno.
Quali partiti si sono resi protagonisti nel trasformare la politica in autentica cultura di vita e Verità? Nessuno. Al contrario, tutti si sono fatti interpreti di un’azione politica finalizzata unicamente all’immediato consenso elettorale. Non è anche questa una grave emergenza in ambito educativo?
Gli esempi potrebbero essere infiniti.
Non mancano le risorse economiche. Manca la voglia e la capacità di trattenerle sul territorio, non per far diventare più ricco chi ricco è già, ma per garantire i servizi essenziali a chi è sistematicamente dimenticato.
Manca la lungimiranza nel prevedere e prevenire criticità che chi verrà dopo di noi dovrà inevitabilmente affrontare.
Manca il senso di responsabilizzazione da parte dei cittadini nel controllare l’operato dei propri rappresentanti e da parte di questi ultimi nella gestione della res publica.
Manca, quindi, uno stato federale, su base macroregionale, da costruire partendo dai consigli comunali e dalle regioni, come l’Art. 132 della costituzione italica prevede.
Per questo non andrò a votare: per la piena consapevolezza che solo cambiando le fondamenta dello stato è possibile sperare in un reale cambiamento. Solo ripartendo dal territorio. Dalla gente a noi più vicina. Dalle nostre regioni e dai nostri comuni. Per la consapevolezza che il potere centrale di Roma, ormai incancrenito, mai dispenserà ai territori le competenze e i fondi da loro stessi generati e quindi di loro spettanza. Per la consapevolezza che il tempo delle promesse è scaduto e che le prese in giro e le umiliazioni subite dalla nostra gente non necessitano di ulteriore complicità con chi le ha generate.
Per tornare a sperare proprio come sant’Agostino sosteneva. Con lo “sdegno” per la realtà delle cose e il “coraggio” per cambiarle nell’unico modo oggi credibile: la via federale. Non è una mia idea: è di don Luigi Sturzo.
Iniziando dal “Non expedit”. Nemmeno questa è una mia idea: è del beato Papa Pio IX.
Operazione difficilissima, ma, come anche tu mi insegni, “se si sogna da soli, rimane un sogno; se si sogna insieme, è la realtà che comincia”.

dr. Giuseppe Olivieri, responsabile politiche Welfare Grande Nord

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