La guida suprema serve anche in occidente

21 Settembre 2021
Lettura 4 min

di Sergio Bianchini – Con forme e linguaggi diversi sia l’Iran che la Cina hanno stabilito e rinforzato anche a livello costituzionale il ruolo guida di un ente supremo che supervisiona la vita politica e sociale della nazione.

In Iran è una struttura guidata dal più autorevole del leaders religiosi di fede scita. La “chiesa scita” pur non avendo una struttura centralizzata ha circa 80.000 preti che operano a livello locale su una popolazione di circa 80 milioni di abitanti, non lontano dall’Italia dove abbiamo circa 40.000 preti su 60 milioni di abitanti. Esiste in Iran un complesso di leaders religiosi a livello intermedio e più alto che producono il grado supremo della autorevolezza religiosa. Il supremo leader religioso ha costituzionalmente un ruolo di controllo e conferma del governo politico. La guida suprema, stabilita costituzionalmente è dotata in proprio anche di un potentissimo apparato militare, i guardiani della rivoluzione, distinti dall’esercito regolare ed obbedienti direttamente alla guida.

In Cina, dopo le vicende degli anni ‘80 e ‘90 dove il crollo dell’URRS aveva quasi preannunciato un analogo crollo del sistema comunista, la linea consolidata da Xi jin Ping ha superato tutti i dubbi posti dal tema della “democrazia” e stabilito un aperto predominio organizzativo e culturale del partito Comunista.

In un recente scritto sulla storia del partito in occasione del centenario della fondazione ricorrente quest’anno si legge:” Nel periodo di transizione tra la prima generazione di leader del PCC con Mao al centro e la seconda generazione con Deng Xiaoping al centro, il PCC ha evitato enormi turbolenze interne come quello che è successo in Unione Sovietica dopo la morte dell’ex leader sovietico Joseph Stalin quando Nikita Krusciov negò i contributi che Stalin diede all’Unione Sovietica. La seconda generazione di leadership ha ereditato i risultati della prima generazione e ha corretto i suoi errori, piuttosto che non apportare alcun cambiamento, o sostituire tutto, e questa rimane la ragione chiave per cui il PCC esiste ancora e guida la Cina nella sua marcia in avanti, mentre il Partito Comunista dell’Unione Sovietica è crollato”.

Oggi il ruolo del partito anche nella vita culturale ordinaria della Cina è aumentato, a cominciare dall’educazione scolastica. Non esiste più alcuna timidezza nel confutare il primato del modello occidentale e della sua teoria dei “diritti umani” vista solo come un pretesto per negare le particolarità nazionali e mantenere il dominio mondiale.

Il modello cinese viene anzi percepito perfino come un modello universalmente valido per i paesi in via di sviluppo e proprio in questa adattabilità si individua l’origine dell’ostilità del mondo occidentale abituato da 2 secoli al primato culturale ed economico mondiale.

La Russia pur avendo assunto sul piano costituzionale un modello simil occidentale vede un funzionamento reale giudicato autoritario dal pensiero dominante dell’occidente. Si evidenzia una crescente divaricazione rispetto all’occidente stesso, agli USA e alla NATO, e un crescente avvicinamento pratico e difensivo alla Cina. Sul piano culturale e concettuale sembra mancare ancora un bilancio profondo della storia sovietica e delle cause del crollo dell’URSS. E’ però chiaro che il crollo non viene visto, diversamente da noi, come la naturale conseguenza di un sistema autoritario.

Il Partito Comunista Cinese sembra aver fatto tesoro dell’esperienza sovietica anche sul terreno delle relazioni con paesi amici. La Cina non persegue alleanze organiche con paesi “fratelli” da sottrarre alle dinamiche mondiali come fece l’URSS costruendo il blocco socialista.

Anzi, l’apertura e lo sviluppo di libere relazioni bilaterali e di collaborazioni senza clausole stringenti ed esclusive sembra la linea vincente dei cinesi nel mondo.

Ma quello che mi interessa nel discorso sulla guida suprema è proprio il parallelismo tra Cina e Iran. La Cina ha come guida suprema il Partito Comunista e l’Iran la guida religiosa.

Articolo 57 costituzione Iran:”Nella Repubblica Islamica godono di sovranità i poteri Legislativo, Esecutivo e Giudiziario, esercitati sotto la supervisione della Guida religiosa (lmamato), conformemente alle disposizioni seguenti. I tre poteri elencati sono indipendenti l’uno dall’altro. Il Presidente della Repubblica ne coordina i rapporti reciproci.”

Nella costituzione cinese si legge:Nel lungo processo di rivoluzione e di costruzione, si è venuto intessendo un vasto fronte unito (tongyi zhanxian) patriottico, guidato dal partito comunista cinese, al quale partecipano ciascun partito democratico e ciascuna associazione (tuanti) popolare, e che comprende la totalità dei lavoratori socialisti ed i patrioti che sostengono il socialismo e l’unione della patria; questo fronte unito continuerà a consolidarsi e svilupparsi

Anche nel modello cinese la guida suprema (il capo del partito) detiene costituzionalmente il potere militare e non solo di un corpo speciale come in Iran bensì il comando di tutto l’esercito.

Entrambi i modelli, che appaiono in costante consolidamento e presa sia interna che su varie nazioni del mondo meno sviluppato ma desideroso di farlo, sono malvisti dall’occidente a guida USA che non comprende o non vuole accettare il declino del proprio primato economico e culturale.

Ma sorprendentemente ai nostri occhi di antichi critici del dogma religioso la prospettiva Iraniana sembra la più solida delle due ad esplicita guida suprema. Infatti la vitalità del Partito Comunista Cinese è legatissima all’idea del raggiungimento della prosperità. Invece quella Iraniana è legata, tramite il basamento linguistico e storico religioso , non al raggiungimento di un risultato economico ma al raggiungimento della perfezione umana, spirituale e relazionale e quindi indipendente concettualmente da singoli passaggi storici concreti.

Naturalmente proprio il raggiungimento di positivi traguardi sociali migliorativi e concreti darà o in caso contrario non darà forza ad entrambi i paesi.

L’occidente al contrario sembra arrancare sul piano economico concreto dove il progressismo ideologico si piega ormai alla stagnazione ed all’incertezza permanente. Non parliamo poi del caos sul terreno della moralità esistenziale. L’occidente vive una fase di declino e stagnazione non solo dell’economia ma del pensiero di grande portata in una realtà martoriata quotidianamente e ovunque da una conflittualità permanente e insolubile tra progressismo e conservatorismo, tra destra e sinistra, tra pacifismo e attivismo umanitario mondiale.

Ovunque tesi ed antitesi si scontrano incessantemente. Manca la sintesi, una sintesi reale e quotidiana che stabilizzi i governi e la vita sociale. Una guida suprema adatta a noi che non è certamente l’attuale capo dello stato non per ragioni personali ma costituzionali. Infatti la “guida” italiana, pur avendo il comando delle forze armate non ha una propria base di massa, un proprio partito.

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Direttrice: Stefania Piazzo
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