La guerra è un gioco da bambini

27 Febbraio 2023
Lettura 2 min

di Cuore Verde – Mi ricordo quando, più o meno cinquant’anni fa, diciamo nel 1973, in terza elementare, al sabato, nel pomeriggio, dopo aver visto un film in uno dei due cinema del mio paese, per me il momento più entusiasmante era l’acquisto di soldatini di plastica. I soldatini ATLANTIC, che costavano 100 lire la scatola. E poi anche i carrarmati Leopard. Due Leopard per confezione al prezzo di 500 lire. Da montare ad incastro senza colla. Ricordo la pubblicità che veniva pubblicata su Topolino e che ora posso riscoprire grazie a youtube rivivendo quei momenti “epici” (Soldatini da 100 Lire! – YouTube.). Tipo “carri armati per i tuoi soldatini” oppure “comincia la battaglia, la mia aviazione attacca la base dei missili”.

La guerra è un gioco da bambini. Il dramma è quando lo praticano gli adulti. Sembra che qualcuno abbia scambiato la guerra per un gioco o una serie televisiva.

Ora, dopo  le visite in questi giorni a Kiev di politici grandi e piccoli, è stata praticamente inaugurata la seconda stagione. Non intravedo molta lungimiranza in chi evoca una chiamata alle armi internazionale senza valutarne adeguatamente le pericolose conseguenze. E non mi sembra che per capire che cosa sia una guerra ci sia bisogno di farsi bombardare la casa o farsi ammazzare i parenti. Non si è voluto trattare prima dell’invasione, intendo molto prima, perché la questione del Donbass e delle migliaia di morti in quei territori non è certo di questi giorni.

Non si è voluto trattare durante i primi giorni dell’invasione. Ora anche ad alti livelli europei, dopo un anno di guerra, si continua a ripetere lo slogan armi, armi, armi all’Ucraina”. Addirittura si valuta, sempre a livello europeo, di reintrodurre la leva obbligatoria. E si rifiuta aprioristicamente il piano di pace cinese. Non capisco.

Per me hanno tutti torto, ma non sottovalutiamo il capitolo delle cosiddette “provocazioni” evitando di recitare la parte degli angioletti immacolati. Evocare certi episodi della seconda guerra mondiale non ha alcun senso. E neppure le Termopili. Non scherziamo. Comprendo il risentimento storico nei confronti della Russia di alcuni paesi appartenenti all’ex blocco sovietico.

Comprendo ma non approvo perché la strada della vendetta non porta da nessuna parte. “Prima di intraprendere il viaggio della vendetta, scava due fosse” consigliava Confucio. Perseguire la vendetta o, con termini più aulici, auspicare una nemesi riparatrice delle ingiustizie storiche può rivelarsi fatale anche per chi la porta a compimento.

Qui si non si tratta di esprimere simpatia per una delle due “squadre”, come si fa al bar dello sport, bensì di valutare la possibile estensione del conflitto. Una guerra globale ed eventualmente atomica. Evito di esprimermi su chi di diletta a compilare “simpatiche” liste di proscrizione di coloro che esprimono opinioni non allineate. Nessuno invece accenna a delineare un possibile dopoguerra. Le trattative quando dovrebbero avvenire? Dopo la distruzione dell’Ucraina?

Si parla di “vittoria finale” ma, questo tipo di vittoria, prevede la distruzione totale di uno dei due contendenti. Non voglio neppure commentare l’eventuale buonafede o malafede di Zelensky. Forse è soltanto un illuso. Ripeto, non capisco quando si faranno le trattative. 

Dopo la terza guerra mondiale? Sia ben chiaro, dopo una guerra nucleare, non ci  potrà essere alcun “dopoguerra”. Certe scelte propagandate come “etiche” potrebbero essere molto pericolose. 

Il realismo politico può rasentare il cinismo ma “realismo”, in questo caso, significa semplicemente evitare la terza guerra mondiale. Non credo che i cittadini italiani vogliano morire e veder morire i propri figli per una guerra senza senso.

IL GIORNALE

Direttrice: Stefania Piazzo
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