di Luigi Basso – Se quello che è accaduto a Washington nelle ultime 24 ore non è la fine degli Stati Uniti d’America, possiamo ben dire che è la cosa che più le assomiglia mai vista dalla Dichiarazione d’Indipendenza in poi.
L’elogio funebre lo ha scritto paradossalmente il venezuelano Maduro che, sul suo account twitter, con raro sprezzo del ridicolo, si è detto preoccupato della deriva antidemocratica degli USA, che è un po’ come se Cicciolina dicesse di temere per la decadenza dei costumi della nostra epoca.
La situazione che è sotto gli occhi di tutto il mondo è la seguente.
Da un lato, abbiamo il Presidente eletto, Biden, il più vecchio della storia americana, con problemi fisici piuttosto evidenti, che tuttavia scompaiono di fronte agli enormi problemi legali della sua famiglia, accusato dalla controparte di avere frodato addirittura le elezioni attraverso un piano di brogli a tappeto.
Dall’altra parte troviamo il Presidente in carica, Trump, che dopo quattro anni di Presidenza si trova solo, abbandonato da tutti a cominciare dal suo vice, e che si appresta a lasciare la presidenza dopo un solo mandato con l’accusa di essere un golpista, un terrorista, addirittura un pazzo da rimuovere ricorrendo al 25esimo emendamento.
Fanno da sfondo a questo scenario quattro crisi che stanno devastando quella che fu la più grande potenza mondiale, un faro di civiltà: una crisi politica, una geopolitica, una finanziaria ed una economica.
Quattro crisi che sono ben rappresentate dal grafico della bilancia commerciale degli USA degli ultimi 75 anni.
Non è possibile prevedere cosa accadrà neppure a breve e medio termine: un Presidente eletto di quasi 80 anni non sembra garantire alcuna prospettiva in un contesto da guerra civile.
E’ probabile che, quando i costi dell’unione supereranno quelli di una secessione, molti Stati degli USA imboccheranno quella strada.
Solo le dittature, ormai, riescono a governare popolazioni numerose.
