Piu’ di 3 cittadini su 4 hanno scelto parole di significato positivo per descrivere il clima familiare durante la seconda ondata epidemica, solo l’8,4% ha scelto termini di accezione negativa. Lo rileva Istat sulla base di un’indagine condotta durante la seconda ondata epidemica (tra dicembre 2020 e gennaio 2021) per studiare i comportamenti e le opinioni dei cittadini a quasi un anno di distanza dall’inizio dell’emergenza sanitaria. Piu’ di un quinto della popolazione (22,2%) ha avuto difficolta’ nel far fronte ai propri impegni economici (pagare mutuo, bollette, affitto, spese per i pasti, etc.), il 50,5% ritiene che la situazione economica del Paese peggiorera’. Il 56,8% ha ridotto gli incontri con i familiari non conviventi; il 61,4% con gli amici; il 20,5% dei cittadini ha visto peggiorare le proprie condizioni economiche e l’83,6% puo’ contare sull’aiuto di familiari non conviventi in caso di necessita’, l’81,9% sugli amici.
Le spese della vita familiare o relative al lavoro non sono state un problema per l’88% delle persone, il 12% degli intervistati ha dovuto fronteggiare criticita’ tali da ricorrere ad aiuti (prestiti, sussidi pubblici o altro) o alla vendita di beni. Emergono differenze in base a eta’ e territorio: ad avere richiesto aiuti pubblici e’ il 15,5% dei 25-34enni, a fronte dello 0,5% degli over-75; la percentuale e’ piu’ elevata nel Mezzogiorno (12,8% contro 4,1% del Nord). Tra gli occupati sono quelli del Commercio ad avere avuto piu’ bisogno (21,8%). Hanno fruito di aiuti oltre 6 milioni di persone. La percentuale e’ del 17,3% tra le famiglie di almeno 3 componenti, al 6,7% tra i single, al 10,3% per le famiglie di due componenti; avere un titolo di studio elevato ha rappresentato un fattore protettivo. Il 13,4% degli intervistati ha avuto problemi con le bollette, il 16,5% ha rinunciato alle vacanze, il 13,9% non e’ riuscito a fare fronte a una spesa imprevista, il 6,3% non e’ riuscito a pagare le rate di un mutuo o prestito, il 6,7% l’affitto: 11 milioni di persone (22,2%), di cui oltre tre milioni hanno incontrato problemi nell’affrontare le spese alimentari. La quota di chi ha avuto questi problemi cala dopo i 55 anni: dal 28,5% dei 35-54enni al 14,6% degli over-75. Al Sud il 30,7%, il 18,4% al Nord e 17% nel Centro. La sospensione di alcuni settori lavorativi contribuisce a spiegare le differenze: dichiara un peggioramento economico il 42% nel Commercio, il 31,3% in Agricoltura e 26,2% Industria, il 6% in Istruzione e Sanita’. La gran parte dei cittadini (76,5%) non prevede cambiamenti della situazione economica del nucleo familiare a tre mesi. Gli occupati che hanno visto peggiorare la propria condizione economica sono piu’ pessimisti (26,1% nel Commercio, 4,8% nella Sanita’ e 2,8% nella Pa). I piu’ preoccupati dell’evoluzione della situazione economica nel Paese sono i lavoratori della Sanita’: il 71,5% prevede un peggioramento.
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