di Roberto Pisani – Eppur si muove. Si si qualcosa si muove nel mondo autonomista, complici la debacle della Lega e l’anniversario del referendum sull’Autonomia del 22 ottobre 2017.
Chiaro sono tutti segnali positivi, ma solo il tempo ci dirà quanto positivi. Non bisogna dimenticare che tra qualche vi è una scadenza elettorale importante quale il rinnovo del Consiglio Regionale Lombardo. Solo lì, probabilmente, si capirà se sono fuochi di paglia oppure qualcosa sotto brucia realmente.
E lo stato centrale cosa fa? Per tutta risposta da un segnale forte, importante: il Parlamento appena insediato avrà una connotazione fortemente centralista, nazionalista al limite dell’integralismo, e i due presidenti sono lì a dimostrarlo.
Insomma lo stato italiano ha alzato l’asticella: se voi chiedete maggiore autonomia noi rispondiamo con maggior centralismo.
A questo punto la domanda giunge spontanea: che fare? È abbastanza chiedere l’autonomia regionale oppure bisogna rispondere alzando la richiesta?
Personalmente credo che tutti gli anti- nazionalisti come me debbano a sto punto puntare più in alto, all’indipendenza.
E se l’indipendenza del Nord ha fallito per una serie di motivi, la principale quella della strategia politica, forse bisogna aggiustare il tiro e combattere per quella dei singoli territori, degli Stati-Regione, e mi riferisco Veneto, Lombardia, Sudtirolo, Valle d’Aosta, Piemonte, Sardegna, Sicilia ecc. dove ormai da anni questo sentimento indipendentista è più che radicato.
Forse lo spiraglio è proprio quello di agire ognuno sui propri territori per arrivare a scardinare questo stato sempre più centralista, conservatore e nazionalista.
Se saremmo capaci di lavorare ai fianchi questo sistema che non sta più in piedi, e forse non lo è mai stato, potremmo arrivare all’obiettivo comune ossia la nostra indipendenza.