Il moralismo immorale che domina e paralizza l’Occidente

3 Ottobre 2021
Lettura 3 min

di Sergio Bianchini – Sono decenni che la derisione del “moralismo” cioè degli antichi dogmi morali domina incontrastata.

Una derisione e delegittimazione fatta con tanti mezzi, dal discorso sull’ipocrisia cioè la falsità dei propugnatori che predicano bene e razzolano male, alla critica delle sanzioni troppo dure nei confronti del peccatore, alla distinzione tra morale personale e leggi dello stato che si dovrebbero basare sulla morale collettiva.

Una morale collettiva si ammette essere necessaria e perfino prevalente rispetto alla libertà individuale (vedi covid) ma traballa difronte alla reazione liberal. E non si manifesta come un valore fondante ma come un indesiderato, malinconico e inevitabile limite alla libertà individuale.

Degli antichi comandamenti morali uno è sempre più al centro di tutte le controversie e gli scandali. Il settimo comandamento, quello riferito agli atti impuri riguardanti le relazioni familiari e sessuali. E su questo punto avviene lo scontro apparentemente insolubile tra Occidente ed Asia islamica.

Per gli altri comandamenti si vede perfino uno sviluppo abnorme se riferito agli scandali politici. La super purezza è richiesta teoricamente ai politici (avversi) in maniera mai vista prima. L’interesse privato nelle cose istituzionali è super criticato (negli avversari) e il sostegno dato ai parenti nell’accedere a posti pubblici o incarichi nei media o in enti affini è estremamente criticato quando viene alla luce cioè quando si riferisce allo scontro politico.

Perfino la ricchezza, anche se acquisita legalmente è vista e indicata come qualcosa di intrinsecamente negativo. Contemporaneamente e parallelamente si loda chi è intraprendente, creativo, di successo che significa proprio grande successo finanziario.

Anche l’ordine pubblico è controverso e contrapposto a mio parere arbitrariamente, per inettitudine intellettuale e organizzativa , alla libertà individuale e ai criteri morali del recupero.

Due criteri di valutazione opposti e inconciliati convivono in tutte le faccende sociali. Sono davvero inconciliabili?

La convivenza antagonistica di opposte esigenze tutte dotate di senso è alla base del caos quotidiano dell’Italia e di tutto l’occidente ed impedisce un costruttivo confronto sulle misure, i programmi di governo ed i progetti a lungo termine. Programmi che, quando si costituiscono, sono sempre comunque generici, aleatori, traballanti e furiosamente ostacolati.

Le opposte esigenze sono sempre esistite e forse sempre esisteranno. Forse quello che serve è un equilibrio sensato e dinamico tra le varie posizioni e opposizioni.

E chi dovrebbe trovare questo equilibrio dinamico? A mio parere ogni individuo al proprio interno e, nella vita sociale, un potere supremo capace di contenere gli eccessi, silenziare il quotidiano pettegolezzo urlato e dare il giusto orientamento alle attività di governo.

Questo potere supremo, per non essere dispotico, dovrebbe essere in costante sintonia col comune sentire, con lo stato d’animo prevalente ed anche con quello o quelli minoritari e gestire sapientemente l’equilibrio del tutto come vediamo nelle famiglie quando funzionano.

Forse la monarchia clericale e parlamentare Inglese si avvicina di più a questo modello.

Varie volte ho sintetizzato il funzionamento dell’Italia, ma credo oggi anche degli USA , come caratterizzato dal “duromollismo” cioè da coesistenza di eccessi opposti e mutevoli in varie direzioni che annullano un vero movimento coerente utile ed efficace.

Di fatto da noi la magistratura ha preso il posto e il ruolo di ente supremo regolatore di ciò che è accettabile o non, ma appare ormai a tutti l’inadeguatezza dello strumento che risulta, come tutta la società, diviso da lacerazioni, opposizioni e paralisi enormi e inguaribili.

La doppiezza morale oggi dilagante indica una difficoltà a coordinare il pensiero e l’azione nella vita reale dell’individuo e della società, con mutazioni sorprendenti e repentine, immobilità granitiche, disordine organizzativo, instabilità, svogliatezze e priorità mutevoli e gratuite. A volte mi viene da dire che ormai viviamo una situazione con una schizofrenia tendenziale di massa.

La morale e la saggezza antiche vivono ancora profondamente nelle persone e nell’impianto organizzativo dello stato ma si scontrano quotidianamente con approcci nuovi che si esprimono in opposizione antagonistica all’antico generando non una sintesi ma un conflitto permanente e paralizzante. Ad esempio l’attacco alla famiglia tradizionale, vedi lo slogan “dio patria famiglia che vita de me..a “ della Cirinnà, non solo accentua la resistenza legittima degli attaccati ma depotenzia la capacità creativa e legislativa degli innovatori per cui di fatto, alla fine dei conti, rimane attiva solo la famiglia classica super indebolita ma senza vere alternative.

Ad esempio dotare ogni comune di monolocali a costo ragionevole per giovani single che si staccano dalla famiglia di origine senza dover immediatamente confluire in una nuova convivenza familiare non sarebbe utile?

Sarebbe un osservatorio utile sia ai giovani frequentatori, per provare sè stessi ed i propri desideri esistenziali, sia per la società tutta, i politici e gli intellettuali studiosi dei comportamenti umani.

Potrebbe servire anche per alleviare anche le controversie familiari che la convivenza obbligata in piccoli spazi rende impossibile.

Chi si candida a fare il sindaco non potrebbe pensarci?

Foto di Dimitry B

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