di Luigi Basso – Dicono che il dribbling di Garrincha si basasse sempre sulla stessa finta che, magicamente, ingannava però ogni volta l’avversario di turno.
Il parallelismo con quanto accade oggi nella politica italica è venuto naturale, leggendo della mossa di Mattarella che, visto lo stallo creato dopo la crisi di governo del Conte bis scatenata da Renzi, avrebbe chiamato Draghi a risolvere l’impasse.
Sembra infatti di rivivere la primavera 2018, allorquando lo scenario nato dopo le elezioni politiche assomigliava molto ad un rebus intricato.
Dopo mesi di trattative infruttuose Mattarella – Garrincha tirò fuori dal cilindro lo spauracchio Cottarelli e, dopo 3 giorni, nasceva il Conte 1.
Oggi, appunto, sembra che la convocazione di Draghi da parte di Mattarella – Garrincha sia un replay del maggio 2018.
Con una differenza enorme: all’epoca tutti abboccarono alla finta, oggi nessuno, neanche quei parvenu dei 5 stelle.
Infatti, a giudicare dalla reazione dei partiti alla trovata del Presidente – Fantasista, un coro unanime di comunicati tra il gelo e l’ostilità, sembra che la finta non sia riuscita.
Il PD e Forza Italia, senza neppure nominare Draghi, si sono detti pronti a salvare il Paese, che è un po’ come dire che vogliono bene alla mamma.
I 5 Stelle hanno mandato direttamente a quel paese Draghi.
Lega e Meloni vogliono le elezioni: dato che manca la legge elettorale e il disegno dei collegi è un modo elegante per dire a Draghi “vade retro”.
Insomma, per l’arrivo di un fuoriclasse come Draghi occorreva apparecchiare un reload in formato maxi del Fate Presto di Monti nel 2011.
Far entrare Draghi a Palazzo Chigi fra due ali di sbadigli e risate è un errore clamoroso, che danneggia uno dei pochi italiani credibili all’estero, da dimissioni presidenziali immediate.
La verità, anche se solo in parte, l’ha detta un renziano anonimo: Renzi ha asfaltato tutti.
Vero, ma non del tutto, appunto: Renzi ha asfaltato tutti, compreso se stesso e Draghi, anche grazie al dribbling del Garrincha.