Il dilemma del Matteo lombardo davanti al voto su Draghi: lo appoggerà con Berlusconi?

3 Febbraio 2021
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di Giovanni Robusti – Se l’analisi della situazione fatta qualche giorno fa ha centrato il risultato è perché gli elementi erano scontati. Meno facili da prevedere gli esiti. Non a breve dove tutto è segnato. Ma a medio termine. Cioè nel 2022 post elezioni presidente della Repubblica quando si andrà inevitabilmente a votare, pandemia sì o pandemia no. Credo che il percorso più difficile lo debbano fare i due Matteo. L’uno per motivi opposti all’altro. Il lombardo perché ha consenso e deve monetizzarlo con i voti. Il toscano esattamente per il contrario. Vediamo stavolta di capire che problemi ha il nostro. Nostro perché è lombardo. Cosa avete capito!

I sondaggi per ora dobbiamo dimenticarceli. Non si vota. E sondaggi dove il 40% circa di intervistati non risponde, hanno poco valore. È tuttavia indiscutibile che il “nostro” abbia un ottimo consenso. Ma riuscirà a conservarlo intatto sino al voto? Questo è il problema. E dipenderà dalle scelte che farà da ora in poi. Nelle prossime due settimane, tutto scontato. Tutti o quasi si sperticheranno ad aderire all’invito del capo dello Stato. Tutti a dispensare consigli. Il mitico ed insuperabile D’André lo cantava. “Si sa che la gente dà buoni consigli. Se non può più dare cattivo esempio. Ma qui sarà l’esempio che farà la differenza.

Ed è la destra che in questa ultima fase della legislatura andrà sotto pressione. La sinistra ormai è implosa. Il centro è una brace dalla fine della DC. La destra, rinata sui proclami del Cavaliere nel 94 deve ancora fare i conti con il suo passato. Berlusconi riuscì a ricreare uno schieramento di destra mettendo insieme il voto del Movimento Sociale con quello di Forza Italia. Mettendo in mezzo il cuscinetto dalla Lega di Bossi.

All’epoca, fine secolo, era chiaro che l’equilibrio del sistema si basava sul posizionamento di Bossi. Bossi va con Berlusconi e Berlusconi vince. Bossi rompe, vince Prodi.

Oggi potrebbe ripetersi il dramma di avere alti consensi e pochi voti? Oggi quel consenso si è di molto modificato nella sua collocazione. Dopo il disastro Fini, la pervicacia di una donna, la Meloni, ha spostato il carico tutto a destra. E il trasporto rischia di capottare.

Berlusconi rappresenta la storia del centrodestra ma non certo la realtà attuale.

In mezzo c’è il Matteo lombardo che abbandona i suoi fondamentali dell’autonomia (allora la chiamavamo indipendenza) per abbracciare “prima gli italiani”. Ha i voti di chi crede che lui incarni ancora l’indipendentismo padano, più quelli dell’ex cavaliere sparsi per l’Italica penisola. Purtroppo nei fatti nessuno è ancora riuscito a mettere insieme un’alternativa Padana. Magari turandosi il naso quando vedono le mascherine con la bandiera italica, ma in mancanza di meglio, almeno nei sondaggi, una base leghista sta attaccata a quel carro. Che di Giussano ha solo il nome. Salvini ha ereditato voti dall’ex fronte del Cavaliere perché gli elettori in B non hanno visto più un futuro. Ma quanti di questi tra ex azzurri e nuovi “primatisti” italiani sono veramente moderni leghisti?

Il potere di attrazione che ha esercitato la Meloni potrebbe aumentare. Meloni che certamente non voterà il nuovo Governo. Dirà che sui provvedimenti seri non mancherà di dare il suo consenso. Ma la fiducia, … ciccia. Al contrario Berlusconi … non vede l’ora. E in mezzo c’è il nostro.

Direte: con i voti di Berlusca basta e avanza. Non credo. Fare i conti senza l’oste, spesso si sbaglia. Dall’altra parte mica tutto è scontato. La sinistra esterna al PD non credo che voterà la fiducia. Soprattutto i 5Stelle sono una grande incognita. Io credo che stavolta nessuno potrà fermare una scissione. Non hanno più motivi per stare tutti dentro. I pochi che rientreranno dovranno mantenere un elettorato con il coltello tra i denti. Se sono troppo amici al PD, meglio ri-votare il rosso calderone.

In questo scenario i voti e soprattutto la posizione di Salvini sarà dirimente. Non pare, sembra strano, forse anche un pochino surreale, ma sarà così. E se Salvini andrà verso Berlusconi, perché votarlo? Magari, da qui alle elezioni, il vecchio leader potrebbe anche decidere di fare veramente il grande passo di togliersi dalla scena politica. Magari dopo la delusione di non essere stato eletto a capo dello Stato. E di fronte ad una Forza Italia nuova, magari!

Spostarsi verso la Meloni si corre il rischio di perdere il voto del Nord. Attenzione che qui la guerra è finita ben dopo il 25 aprile. I siciliani hanno finito la guerra nel 43. I romani di fatto non l’hanno mai sentita a suon di pallottole. E fino al Reno la storia è ben diversa. La Repubblica di Salò non era certo in centro Italia. Storia vecchia. Non credo. Non da noi. Dove non vanno bene i comunisti o loro eredi non vanno nemmeno gli altri opposti. La DC ci ha fatto la storia su questo dualismo. Riuscirà il “nostro”, tra due palle di acciaio, a non fare la fine di quello dentro lo schiaccianoci?

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