di Roberto Gremmo – Si preparano i bagagli per la spedizione punitiva stile Garibaldi decretata dalla segretaria pidista al regionalismo vero ed avanzato, ed ecco spuntare nel cestino da viaggio sul tetto dell’ultima scassata vettura anche l’onorevole Calenda. E davvero mi dispiace. Più volte l’abbiamo sentito richiamarsi al Partito d’Azione dei firmatari della Carta di Chivasso (alcuni valdesi) e del sardista Lussu, erede del socialiberalismo di Rosselli, ed eccolo accodarsi alla ennesima riedizione del fronte popolare di Garibaldi malamente assemblato come campo dei miracoli da gatto e volpe, mentre la sua vocazione naturale sarebbe quella d’una terza forza, che, in coerenza coi suoi discorsi, dovrebbe essere soprattutto federalista e regionalista.
Si, c’è un enorme spazio politico lasciato libero nel momento in cui i cosiddetti due poli stanno facendo a gara a chi si dimostra più centralista: il sinistra-centro cercando di aizzare il meridionalismo meno nobile in una campagna d’odio verso il Nord; il destra-centro spingendo per un presidenzialismo cesaristico e verticista. (Con la company moyitista complice, con la sola lodevole eccezione di Zaia e pochi altri).
Eppure la storia ci insegna che il vero antifascismo fu soprattutto autonomista, ed ebbe il coraggio di dichiararlo anche nei momenti in cui la dittatura delle camicie nere aveva il coltello dalla parte del manico. Oggi un personaggio politico come il deputato repubblicano Oliviero Zuccarini è un perfetto sconosciuto nella scuola strizza cervelli esaltatrice dello Stato burocratico e militarista unitario, ma nel 1924 fu il più lucido esponente del fronte antifascista a battersi contro la dittatura in nome del decentramento regionale, antidoto naturale ad ogni pulsione autoritaria.
Quel che scrisse allora sulla sua “Critica Politica” e’ ancor oggi d’una impressionante attualità’: “Organizzazione regionale e nazionale degli interessi su basi federali; autonomia dei comuni e delle regioni nella loro costituzione e nella amministrazione dei loro affari, sono condizioni indispensabili di un buon governo, di sovranità popolare direttamente ed effettivamente esercitata. L’accentramento e’ incompatibile con la democrazia; distrugge la libertà, non la realizza. Il decentramento, in quanto e’ molteplicità varietà e autonomia di organi e di funzioni ed in quanto avvicina gli interessi agli interessati, ha come realizzazione democratica un’importanza molto maggiore del suffragio universale, della proporzionale e di ogni altra riforma del meccanismo elettorale”.
Una persona intelligente e libera come Calenda farebbe bene a fare una riflessione. Primo fra i difensori delle autonomie o marginale “marmittone” a guardia della demagogia sprecona del notabilato parassitario meridionalista o di Stato?
Piccola nota a margine sulle leggi elettorali: si stanno raccogliendo firme contro la porcheria del Rosatellum, e sono d’accordo. Ma nei banchetti della CGIL queste sottoscrizioni sono affiancate a quelle contro la legge Calderoli sull’autonomia creando confusione e lasciando intendere che i due provvedimenti siano entrambi prodotti della mala politica. Ora, la legge voluta dalla Lega di Salvini ha molti difetti e non serve per niente alle autonomie; ma pur criticandola non si deve accettare che la si combatta coi toni da spedizione dei Mille della segretaria pidista che contrabbanda le peggiori ingiurie contro il Nord che democraticamente vuole un vero Stato federalista.
Meglio meno firme, ma più chiarezza: come diceva magistralmente Zuccarini.