Governabilità azzoppata dalla discordia

13 Maggio 2023
Lettura 2 min

di Sergio Bianchini – Da decenni ormai si cerca una legge elettorale o un sistema costituzionale che produca la governabilità del paese, la stabilità e la rapidità nelle decisioni di governo attuate poi in tempi ragionevoli. Invano.

Ed ogni volta si riaccendono il dibattito, le polemiche e si susseguono le alternanze delle maggioranze politiche. Maggioranze ridicole, che a malapena raggiungono un consenso del 45% di quel 50% che va a votare. Minoranze astiose e petulanti incapaci di pazienza, realismo e progettualità concreta. L’ostruzionismo reciproco forma principale di convivenza.

Si cerca e non si trova (ma si puo’ trovare?) un algoritmo, un meccanismo automatico che garantisca il buon governo. La “ricerca” riparte sempre da zero sperando di trovare nel principio filosofico, ordinatore grazie alle catene logico deduttive, o nel meccanismo giuridico la formula regolatrice.

Impossibile, perché il malgoverno italico nasce altrove, è forse figlio della rissosità caratteriale, della discordia permanente e della scarsa creatività progettuale. Le tre cose si alimentano e si eternizzano a vicenda

In Germania la soluzione alla discordia è da decenni la Concordia nella formula della grossa coalizione, cioè l’unione al governo delle due principali forze oppositive sul piano politico.

C’è da dire che la discordia e la rissosità in Italia sono antichissime e, tralasciando l’antichità, basta pensare alle lotte tra i comuni dopo il 1000 e quelle interne ai comuni stessi la cui violenza generò innumerevoli illustri vittime e di contro lo spirito francescano.

Sì, gli italiani sono rissosi e discordi, una rissosità però temperata da una bonarietà di fondo nata nei secoli e difesa teoricamente ed anche praticamente dalla chiesa cattolica. E così noi abbiamo un numero di omicidi e femminicidi tra i più bassi, forse il più basso del mondo.

Resta però che non solo in Italia ma in tutto l’occidente la tendenza alla rissa politica interna alle nazioni è in costante aumento. Viene sottovalutata, accettata e perfino  considerata quasi come sintomo di vitalità democratica. Vitalità democratica che viene contrapposta al “bieco” unanimismo dei regimi “autocratici”.

Ma nelle profondità della pubblica opinione il desiderio di concordia e stabilità è forte e si scopre che centinaia di milioni di persone hanno seguito i funerali della regina inglese e l’incoronazione del figlio Carlo III, cioè due simboli della stabilità e della concordia sempre osteggiate ma capaci di resistere.

L’occidente che si autopropone come il faro dell’umanità appare travolto dalla discordia, dalla rissosità e incapace di correggere i propri difetti. Incapace proprio perché si autoincensa e si consola denunciando i limiti degli altri.

Il punto è che il NON OCCIDENTE sta crescendo e trova strade nuove che dovrebbero insegnarci tante cose. Proprio sulle modalità inventate per costruire stati moderni che però non vogliono e non possono ricopiare la formula occidentale del pluripartitismo rissoso ed inefficace.

Interessante l’esame della Cina e dell’Iran che pur lontanissimi sul piano ideologico hanno una somiglianza particolare nell’organizzazione del POTERE SUPREMO che sovraintende al funzionamento di tutti gli organi dello stato.

In Cina è il Partito Comunista, in Iran è la chiesa mussulmana scita. Il Partito Comunista cinese è ideologicamente molto vicino alla filosofia europea ed i suoi militanti studiano sempre il marxismo anche nelle università. Il clero scita invece studia il corano. Ma entrambi hanno un forte radicamento nella popolazione, il PCC con 90 milioni di iscritti, il clero scita con 80.000 preti che gestiscono le moschee e la vita quotidiana dei fedeli.

Di fatto entrambi gli organi impediscono la polarizzazione politica e sanno sviluppare le capacità di governo. Reprimono la polarizzazione che produce uno sforzo estenuante in occidente e che tutti noi (davvero tutti?) percepiamo come negativa e ormai stancante. Da noi questo ruolo di mediazione suprema lo aveva sempre svolto la monarchia che però è crollata nei tre principali paesi europei, Italia Francia, Germania. Curiosamente riapparsa in Spagna con il nuovo corso postfranchista negli anni 70 del ‘900.

Aspettiamo che la stanchezza verso la rissosità paralizzante produca gli anticorpi necessari, dal basso in alto, e lo sviluppo di una vita sociale più pacifica e più capace di creatività di idee e di governo, dando sbocchi semplici, rapidi, veri, ai desideri della grande maggioranza ed anche delle legittime minoranze.

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