Fava: La Lega Nord esiste ancora e se c’è qualcuno che può toglierla dalla naftalina è Matteo Salvini

24 Aprile 2022
Lettura 3 min

di Gianni Fava – Chi mi conosce sa bene che mi piace sempre sorprendere i miei pochi e affezionati lettori e sono certo che questa mia riflessione, che giunge dopo un lungo silenzio, farà discutere e irriterà non poco coloro che vivono di dietrologie o di letture superficiali della sciagurata vicenda politica di questo paese.

Siamo al punto di svolta. Un processo iniziato ormai quasi 10 anni fa si sta concludendo ed è arrivato il momento di trarre delle conclusioni. Nel decennio salviniano, iniziato con la sua ascesa alla segreteria della gloriosa Lega Lombarda e completato con l’ultimo congresso di Parma della Lega Nord per l’indipendenza delle Padania, oggi siamo giunti alla fine di un percorso con la nascita di una cosa che pare si chiamerà “Prima l’italia” (faccio persino fatica a scriverlo, ma è così).

A Parma Salvini ha vinto non solo contro di me in modo netto, ma soprattutto contro un’idea. L’idea di una Lega che fosse sindacato territoriale. Espressione politica di una entità geografica ben definita e con una identità al contrario tutta da costruire. La Lega che amavo era soprattutto territorio. Un contenitore europeista, federalista, liberale e post ideologico, che si opponeva alla deriva statalista e centralista dilargante e che non si preoccupava tanto dei numeri del proprio consenso, ma di portare avanti gli interessi dei propri cittadini. Un movimento popolare che puntava a rappresentare tutti coloro che lo votavano quanto quelli che non lo facevano, ma che ne riconoscevano il ruolo e l’importanza strategica.

Tutto quello che oggi non è rappresentato nell’offerta politica attuale e che ha spinto molti di quegli elettori a scegliere la strada dell’astensione. Un vero leghista oggi che non voti per il partito di Salvini, non può votare per nessun altro. Questa è la drammatica realtà. I coraggiosi e romantici tentativi di organizzare elettoralmente quell’area ad oggi non hanno generato alcun effetto degno di nota. E questo anche per merito di Salvini che è riuscito fino a qua a polarizzare l’attenzione su se stesso e ad impedire (anche coi un pizzico di fortuna che non guasta mai) la nascita di un contenitore alternativo che potesse intercettare quel tipo di sensibilità.

Senza dubbio è stato molto abile a capitalizzare un equivoco colossale, in virtù del quale fino a pochi mesi fa molti dei tradizionali elettori leghisti, nel dubbio che potesse essere solo tattica, hanno continuato a dargli fiducia nonostante le parole d’ordine del cosiddetto Capitano, fossero decisamente antitetiche rispetto agli obbiettivi politici di chi lo sosteneva. Ma oggi l’equivoco volge al chiarimento. La metamorfosi e’ compiuta e non ci sono più dubbi.

Gli elettori che come me votavano quell’idea oggi non hanno più una casa politica, strutturata seriamente, alla quale approdare nel famigerato segreto dell’urna. E allora che fare? Rassegnarsi eternamente al non voto? Seguire la frammentazione dinamica di partitelli self service imbottiti di rancorosi ex in cerca di vendetta? Seguire le sirene di ex potenti che improvvisano movimenti nuovamente leghisti (dopo anni di complice silenzio)? Personalmente credo nessuna delle ipotesi sopra indicate sia quella che potrebbe appassionarmi.

E qui arriva la mia provocazione che scatenerà molto benpensanti: il futuro politico della Lega Nord può passare solo attraverso Matteo Salvini! Solo se Salvini si renderà conto che c’è ancora bisogno della Lega Nord (e credo l’abbia già capito da un pezzo ma che sia vittima del personaggio che ha costruito e del suo impianto strategico ben definito ormai) ci potrà essere la reale possibilità che molti trovino di nuovo uno spazio politico che li rappresenti.

Salvini lo sa bene e sa bene che il primo ad avere interesse che ciò accada sia proprio lui. Del resto la storia lo insegna. Quasi 30 anni fa un’intuizione geniale fece nascere il Polo della libertà al Nord e il Polo del buongoverno al sud. Con quella formula Umberto Bossi riuscì a giustificare un’alleanza con la destra statalista e centralista allora incarnata da Gianfranco Fini, con la benedizione di Silvio Berlusconi che all’epoca incarnava più di tutti l’anima liberale molto diffusa a Nord.

Entrambi i blocchi non persero un voto e l’elettorato premiò questa scelta in modo inequivocabile. Oggi siano in una situazione molto simile. A destra c’è sovraffollamento con Salvini, l’eterno Berlusconi e Giorgia Meloni. Il centro è sostanzialmente sparito e la sinistra contemporanea continua a non dare segni e evidenti di apertura nei confronti delle istanze del Nord. C’è lo spazio e ci sono le condizioni per riproporre quello schema. Ma per renderlo vincente, al contrario di allora, manca la Lega Nord. Salvini dimostri coraggio e ne rilanci l’attività.

Permetta al contenitore che sta tenendo in naftalina da anni (ma che esiste ancora) di tornare ad assumere un ruolo nella politica di questi territori. Faccia un gesto generoso che potrebbe rivelarsi vincente e favorevole prima di tutto per se stesso. Avrebbe il vantaggio di veder tornare alle urne un elettorato che non gli è pregiudizialmente ostile ( a parte qualche vecchio arnese che in questo modo verrebbe isolato automaticamente) e avendo abbandonato il sogno legittimo, ma a mio parere strampalato, di fare il premier, potrebbe comunque contare su una base elettorale più ampia senza la necessità di continuare ad essere ostaggio di Berlusconi (come peraltro aveva ampiamente detto di voler fare proprio in quel congresso che lo ha visto trionfare contro di me).

La Lega Nord esiste ancora formalmente come partito politico e sostanzialmente come corpo elettorale. E’ arrivato il momento di una tregua sul fronte del Nord. E che piaccia a no l’unico che può dare le carte in questa partita resta Matteo Salvini.

Gianni Fava
Lega Nord

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