di Roberto Gremmo – Leggo sulla “Nuova Padania” lo sfogo comprensibile e condivisibile a firma Raffaele Piccoli sul deserto autonomista che ha inaridito, perché mai irrorato di idealità, il già fertile campo politico padano-alpino. A me, scusate la brutalità, lasciatemi fuori.
Ho chiuso la porta nel 1986 per ragioni non rinnegate di mancanza di una vera pratica di pluralismo territoriale, soprattutto perché non credevo e non credo ancor più oggi, ai capi carismatici o no, alle gerarchie che generano servilismo, alla mancanza di confronto politico vero. Le vere cause del fallimento della Lega Nord. Ormai sul passato ho tirato una riga sopra.
Ma oggi, temo, ci siamo di nuovo.
L’anno scorso sono andato, vecchio e malato, al convegno di Biassono, sono tornato frastornato da chiacchiere e promesse, ma poi tutto si e’ sbriciolato in un fuggi fuggi personale in imposto alla caccia di poltroncine per qualcuno, nell’ inghiottire un rospo per me è, credo, la maggior parte di quelli che c’erano. E non meritavano l’ennesima cartonata di sberle.
Adesso si avvicinano nuove elezioni. Iniziano le grandi manovre per misere, prevedibili discese in campo, improvvisate e senza anima. Destinate al solito insuccesso.
Scusate lo sfogo. Ma la nostra gente non merita questo deserto. C’è all’orizzonte una piccola oasi di libertà?
Per ora non la vedo.