di Giovanni Robusti – E’ iniziata la campagna elettorale. Sono iniziate le accuse reciproche sulla responsabilità della crisi. E’ iniziato il balletto delle miracolose promesse del dopo. In sintesi, è iniziata la più grande presa per il xxxx del secolo. Solo che, stavolta, potrebbe esserci qualche complicazione. Si stanno profilando le condizioni per una tempesta perfetta, un terremoto vero.
Nelle ultima elezioni le “tasche” piene dei cittadini, per usare un eufemismo, hanno mandato in Parlamento un numero rilevante di cittadini “per aprirlo come una scatoletta”. Non ha funzionato, evidentemente. Inutile analizzare perchè e percome. Basta l’evidenza dei fatti. Ma quella gente, resta sempre con le “tasche” piene. Anzi forse se ne aggiunge tanta altra. Il teatrino della cacciata di Draghi è un bel carico per riempire le tasche.
Ma il peggio credo debba ancora venire. L’aumento dei prezzi si allargherà sempre di più sull’alimentare e porterà sempre più famiglie verso la povertà. La speculazione finanziaria si avventerà sul debito italiano. Non oso pensare cosa succederà sul fronte energetico. Il tutto condito dal risollevare la testa da parte di tutte le categorie che in campagna sperano di poter ridiscutere scelte, anche impopolari, già prese. Tassisti, balneari, catasto, percettori di reddito, imprese edili in fallimento per la demenziale applicazione del 110 etc etc. Senza entrare nel merito delle ricadute dell’assenza del peso italiano sullo scenario europeo e internazionale.
Non voglio fare la cassandra, ma credo di non sbagliare del tutto. E questo per aver preso in giro l’unica persona credibile, non politica, che si era presa l’onere, senza averne bisogno, di provare a governare un popolo. Che per sua natura la storia ha dimostrato sia inutile governare.
Arriveranno i nostri al nuovo governo? Ma dai, non prendiamoci in giro. Come sarà possibile che un governo, che sarà composto da chi per un ventennio non ha prodotto risultati, per non andare oltre, possa improvvisamente fare miracoli. Perché è quello che è stato ed è di quello che servirà.
La colpa? Del sistema dei partiti che non è capace di rinnovarsi. Capire l’origine dei problemi è il primo presupposto per trovare una soluzione. E il problema sta li dentro. E non solo in Italia. Il problema è la selezione, i criteri di scelta della classe politica. Quali requisiti? E quali conoscenze nella platea degli elettori?
I partiti, come i sindacati, hanno rappresentato nel secolo scorso lo strumento per canalizzare le istanze, le aspirazioni, le visioni politiche dei cittadini verso la gestione di una democrazia condivisa. Oggi non è più così. Il mondo è cambiato e molto. I partiti sono diventati, sempre di più, delle macchine di consenso e anche di soldi. Per non immaginare peggio. Che purtroppo pare proprio sia insito nel sistema di potere. I cittadini non votano i parlamentari. Non possono. Votano i partiti. E sono i segretari dei partiti e la loro cerchia che decide chi deve andare in Parlamento. E i risultati si sono visti chiaramente in questa ultima sceneggiata.
Unite assieme tutti questi elementi e otterrete una catena di eventi che potrebbe portare alla tempesta perfetta.
Come se ne uscirà. Cosa farà chi ha il diritto di voto. Non lo so e non sono in grado di prevederlo. Certamente qualcosa farà. La fame, non solo quella del pane, fa fare scelte imprevedibili e pericolose. E non pensate ai sondaggi. Dove la riga con i non votanti, quasi la metà, viene nascosta o scritta piccola-piccola.
Ci salveranno i nostri eroi, leader dei partiti di oggi? Un’altra domanda?