E se le dimissioni di Toti diventassero un “giallo”? Il precedente di un sindaco pugliese

di Luigi Basso – Da quanto è dato conoscere dagli organi di informazione che avrebbero avuto contatti diretti con persone al corrente dei fatti, il governatore Toti avrebbe dato le dimissioni scrivendo una dichiarazione nel proprio domicilio di Ameglia ove è attualmente ristretto in via cautelare.

Tale dichiarazione sarebbe stata autenticata dal proprio difensore di fiducia nel procedimento penale nel quale è attinto dalla misura di custodia domestica e sarebbe stata protocollata da un assessore regionale presso gli uffici della Regione Liguria.
La domanda che sorge spontanea, alla luce di pareri del Ministero degli Interni in casi analoghi, è la seguente: tale procedura seguita da Toti è idonea a soddisfare i requisiti di legge stabiliti per la valida presentazione delle dimissioni da Governatore?

Ci permettiamo sommessamente di sollevare una perplessità che nasce da un precedente che presenta alcune analogie col caso Toti, sebbene riguardante le dimissioni di un Sindaco.
La fattispecie riguardava un Sindaco pugliese arrestato e dimessosi in carcere nel 2022.

Orbene, dopo un complicato tira e molla, il Ministero degli Interni ritenne che l’unico modo per validare le dimissioni passasse attraverso la necessaria presenza di un notaio in carcere per raccogliere utilmente la volontà di lasciare l’incarico: ciò alla luce del fatto che le dimissioni vanno date personalmente.
Se si applicassero le stesse norme sopra riassunte al caso di Toti probabilmente l’iter delle dimissioni andrebbe almeno verificato da parte degli organi preposti.
Anche per evitare paciughi in tema di revoca dei domiciliari.