di Giovanni Robusti – Colgo l’occasione per citare una chiosa di Davide Boni in un articolo su questo giornale (https://www.lanuovapadania.it/lombardia/boni-ma-la-questione-settentrionale-e-ancora-fuori-dai-radar-prima-il-nord-che-ha-sempre-pagato/) che termina con un “E’ su questo che si misura la strategia di un aspirante statista” riferendosi a Draghi. Nessuna intenzione di polemizzare con Davide. Prendo solo spunto e rimando al Suo articolo. Nel merito della questione settentrionale, condivisibile.
Credo che definire Draghi un aspirante statista, sia riduttivo. Statista non è colui che occupa posizioni di potere nello Stato. Statista non sono Deputati e Senatori per il solo merito di essere stati candidati, dal capo branco, in un collegio sicuro visto che da noi, dopo un breve periodo che ha spaventato i poteri forti, sono sparite le preferenze e i collegi uninominali maggioritari. Statista non è nemmeno il Presidente della Repubblica o del Consiglio se non dimostra nei fatti di esserlo.
Statista è colui che ha una concezione chiara, coerente e lungimirante della cosa pubblica. Che si chiamo Stato, Regione, Comune, Unione. Potrebbe anche non essere condivisa. Nel caso ci si dovrebbe chiedere se il problema sta nella concezione o nella bassa comprensione della stessa da parte di chi la deve condividere. Gli elettori, i cittadini.
Non basta il consenso per dare valore ad una concezione di Stato proposta da uno statista o presunto tale. Quante volte nella storia, anche recente, il consenso ha promosso idee che poi si sono rilevate tragiche. Idee poi bocciate dagli stessi che le hanno sostenute. Statista è colui che ha il coraggio di tenere fede alle proprie concezioni di cosa pubblica, nonostante tutto. La politica di oggi è esattamente il contrario. Non corre nella direzione di far capire, convincere, motivare, anche imporre ma sempre nell’arco dei reciproci diritti e doveri.
Oggi, la ”politica” o i politicanti, corrono nella direzione opposta. Dire alla gente quello che la gente vuol sentirsi dire. Assecondare la pancia e non la testa. E partire dalla pancia si arriva prima alla fine del percorso, che non occorre nemmeno citare tanto è noto al mondo intero.
Mario Draghi credo abbia già dimostrato in atti e opinioni di essere ad un livello un pochino superiore alla pancia. Non ha altro da dimostrare. Non santifichiamolo prima del tempo. Ha anche lui i suoi errori i suoi scheletri. Ma da quello che dice e da quello che ha fatto, a 73 anni credo non debba più dimostrare niente a nessuno. Adesso tocca agli altri, ai baldanzosi giovani della politica e anche e sopra tutto alla gente, dimostrare qualcosa. Diversamente sarà un’altra occasione persa per stare zitti. Figuracce che, in questo che ci ostiniamo a chiamare paese, abbiamo collezionato a volontà.
Siamo noi che siamo un paese morto. Noi dobbiamo semmai risorgere. Chi ci potrebbe dare la scossa fa solo il suo dovere. E per fortuna che lo fa.