Dopo la retorica del 1° maggio, nessuna soluzione sull’alternanza vera scuola-lavoro

2 Maggio 2023
Lettura 2 min

di Sergio Bianchini – Circa 200 anni fa l’occidente, cioè la vecchia Europa più gli USA, iniziò uno sviluppo rapidissimo che la portò ad acquisire un primato mondiale sul terreno commerciale e industriale e poi sul piano finanziario.

Questo primato fu ottenuto e mantenuto con continue guerre sia nei paesi poveri sia tra le potenze emergenti, dovute alla violenta concorrenza determinata dallo sviluppo ineguale.

A seguito delle enormi sofferenze e del disordine sociale generato da questo sviluppo disordinato e violento nacque il socialismo, l’ideale diffuso a livello di massa in Europa che ha avuto e vede la pace ed il lavoro come gli strumenti chiave per la costruzione di un nuovo mondo dotato di un benessere generalizzato e stabile.

Ma ormai in occidente il lavoro non è più glorificato, anzi. E’ quasi un regalino pietoso che gli stati fanno ai poveri. Regalino che in Italia lo stato non fa pur essendo previsto nella Costituzione. E così il primo maggio giornata storica sacra del lavoro, si sono sprecate le parole vuote di una retorica ormai noiosa.

In realtà nella musica quotidiana dei media non si esalta il lavoro ma solo lo studio infinito. I giovani vengono spinti a studiare ed a frequentare liceo ed università. Si dimentica e non si riesce nemmeno a spiegare che l’obbligo scolastico, sia in Italia che in Europa, è previsto fino ai 16 anni.

Da noi non esiste nemmeno una qualifica ottenibile due anni dopo la media e cioè a 16 anni. Chi interrompe gli studi dopo l’obbligo è considerato un poveretto.

E poi ci si lamenta che agricoltura e turismo non trovino dipendenti. Sarebbe facilissimo in due anni formare lavoratori base per le due attività suddette e dare uno sbocco a quei giovani non portati per uno studio infinito. Invece si esaltano proprio gli altri e si preferisce importare gli schiavi.

Si potrebbe invece ridurre fortemente l’orario di lavoro per i giovani generalizzando il part time dai 16 ai 24 anni e quindi concedendo ai giovani la possibilità di inserimenti reali nella società ed anche di esperienze non irreversibili, contribuendo anche alle necessità dell’economia.

Sotto il clamore mediatico per lo studio infinito, per i geni, per i grandi talenti, in realtà continua ad operare la stringente necessità del lavoro umano di massa nell’economia. Il capitale finanziario dell’occidente che esalta a dismisura la scienza cerca il sangue vitale nei paesi poveri dell’asia. E questi lo accolgono ben volentieri potenziando quegli stati e quelle forze che si oppongono proprio al dominio finanziario occidentale. Lo scontro è ormai evidente,

Ma intanto per i nostri giovani dobbiamo rompere la camicia di forza culturale che li condanna allo studio infinito, frustrante, per moltissimi perfino impossibile.

In Germania dopo i 16 anni è prevista l’alternanza scuola lavoro a cui partecipa quasi la metà dei giovani. Sono previsti anche per gli adulti i mini jobs cioè tutti quei lavoro fino a 400 euro mensili con burocrazia semplificata e che danno spazi di manovra a milioni di studenti e donne mature. Anche sul piano teorico si riconosce che circa la metà dei giovani apprende facendo e rifugge dallo studio solo mnemonico e astratto. E questa metà non è certo meno creativa dell’altra, basta guardare ai creatori di aziende grandi e piccole proprio in Italia.

Viva dunque il lavoro umano, abbasso l’idolatria della scienza e del genio. Certo la scienza ed il talento sono utilissimi e perfino indispensabili per lo sviluppo ma se utilizzati in un contesto di grande dignità del sociale e dell’umano con governi capaci di gestire insieme sviluppo ed umanesimo senza giravolte disordinate e intermittenti delle scelte di interessi particolaristici.

Speriamo.

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Direttrice: Stefania Piazzo
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