“Continuando così non si fa altro che galoppare verso la dittatura. Se fossi il presidente della Repubblica non firmerei questa legge”. Lo spiega Paolo Maddalena, ex vicepresidente della Corte Costituzionale in un’intervista a Il Fatto Quotidiano, dove commenta il divieto di pubblicare il testo delle ordinanze delle misure cautelari fino all’udienza preliminare. Secondo l’ex numero due della Consulta si tratta di “una norma deviante e incostituzionale, figlia di una deriva pericolosissima”.
“Questa è l’ultima misura in ordine di tempo in cui si registra un allentamento delle regole poste a presidio dello sviluppo democratico di questo Paese – prosegue -.. E quando vengono allentate le regole con una forzatura che arriva a comprimere, come in questo caso, i diritti e le libertà costituzionali, di solito si finisce per fare un favore ai delinquenti”. Le ordinanze cautelari infatti “sono un atto pubblico e il divieto di pubblicarle chiama in causa una serie di principi costituzionali inviolabili che vengono tarpati con uno scopo chiarissimo anche se non dichiarato – spiega -. Qui stanno vietando la pubblicazione di un atto pubblico assunto da un giudice che agisce in base a precise condizioni di legge e per questi signori i contenuti di questo atto non devono essere conosciuti in ossequio non si sa bene di cosa. O meglio lo si intuisce benissimo. Qui la presunzione di innocenza non c’entra un fico secco. Qui siamo di fronte a una inaccettabile limitazione del diritto dei cittadini a essere informati”.
«Se fossi nei panni del capo dello Stato come minimo rimanderei indietro la legge alle Camere con messaggio motivato – concludono -. Ma temo, visto il clima determinato dal progetto di riforma costituzionale in animo al governo, che ciò non avverrà. Il Quirinale si trova nella morsa di una tenaglia. Anzi in una gabbia”.
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