Diplomazia e politica, le grandi assenti nel teatro di guerra. Statisti cercasi in Europa, Italia e Ucraina. Astenersi tecnocrati

22 Marzo 2022
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di Stefania Piazzo – Come la politica, la grande assente in queste settimane è la diplomazia. Quella vera, sia chiaro, non i tavoli, i negoziati per scrivere che si fa qualcosa. Tanto che il conflitto scivola via via sempre più su un crinale che contrappone solo passi avanti da qualche parte, ma nessuno indietro. Per entrambe. Leggo allucinanti scenari geopolitici legati a semplificazioni demenziali, tutti incentrati sul perno del mancato riconoscimento delle repubbliche indipendenti. Leggo strafalcioni legati alla Nato che si sarebbe allargata da sola e non per volontà sovrana degli stati dell’ex blocco di influenza sovietica. Leggo settanttottine analisi sul male assoluto che viene dall’Amerika. Con la kappa ovviamente. Leggo inaccessibili slanci di neuroni che esprimono il più alto disprezzo per l’invio delle armi senza però condannare l’invasione russa.

I toni dei leader europei fanno la loro parte, e sono destabilizzanti. L’assenza di statisti in Europa, come in Italia, come in Ucraina, come in Gran Bretagna, come negli Usa, è il vuoto che circonda questa guerra.

Putin va condannato senza se e senza ma, non c’è e non può esserci rispetto alla Crimea o al Donbass alcuna guerra che possa giustificare una reazione che sta annientando un paese. Ad un conflitto non si risponde con un altro conflitto. Invece stiamo assistendo alla beatificazione o dell’uno o dell’altro. O è santo Zelensky oppure lo è Putin. O insieme tutti e due demoni.

Il premier Draghi la storia dei razionamenti energetici e delle materie prime l’ha già buttata lì, per mettere le mani avanti. Certo, si tratta di fare fronte comune per difendere la democrazia in Europa, perché è evidente che il sogno della Grande Russia non si ferma con l’Ucraina. Ma oggi più che mai è evidente che non possono essere i tecnocrati o quelli che passavano di lì e finiti in un governo, in un parlamento, votati dall’antipolitica, a decidere le sorti del mondo. Ci manca tanto, appunto, la politica. Forse è per questo che persino Matteo Renzi ha chiesto ad Angela Merkel di fare da ambasciatore di pace. Tra le tante cose lette o le parole pronunciate, una donna che stava dall’altra parte del muro e che ha una visione pragmatica del prezzo della libertà, rinunce comprese, potrebbe fare di più dei videocollegamenti e della manichea divisione tra bene e male. Tanto per provare.

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