di Stefania Piazzo – Il Corriere della Sera fa un ragionamento di buon senso, quello della gente comune. Caporalanghe è il titolo del commento di Massimo Gramellini nella sua rubrica appunto Il Caffè di Gramellini. “Il tempo dell’ipocrisia è definitivamente scaduto”, scrive. Quelle scene di schiavismo documentato, spiega, “interrogano anche i formatori dell’opinione pubblica, in particolare gli ambienti di sinistra giustamente sensibili al destino dei migranti, ma solo finché rischiano la pelle in mare. Appena toccano terra, su quei disgraziati cala il sipario del disinteresse”.
E lo dice ancora più forte: “Chi ha urlato a squarciagola per strapparli alla morte li consegna in silenzio a una vita di sopraffazioni e di stenti”.
Ci fa piacere che una testata nazionale abbia espresso questo punto di vista, senza sbarramenti ideologici. Quella che è stata una battaglia per decenni, per denunciare gli sfruttamenti, come è stato durante gli anni di vita de La Padania, ora non è più un tabù per il giornalismo che non ha peli sulla lingua.
Il bracciante di Latina scaricato a morire…. senza un braccio, morto dissanguato. Gli stranieri messi in riga con un bastone di ferro sulle dolci colline del Barolo nelle Langhe… Una filiera di sopraffazioni, di lavoro appaltato sottopagato come nulla fosse. Accolti e schiavizzati.
Cos’è questa se non l’altra faccia della medaglia del populismo? Una di destra e l’altra di sinistra. Dove sta la differenza tra gli annunci del “tutti a casa loro”, “aiutiamoli a casa loro” all’ “accogliamoli tutti”, “andiamoli a salvare tutti” con le ong se poi passata in lavatrice la coscienza nell’acqua salata, sulla terra ferma gli si dà da bere la cicuta?
Foto Piazzo (uno scorcio di Langhe dalla finestra di un noto castello locale)