Caso Morisi – I sonnambuli del Nord dentro e fuori dalla Lega

30 Settembre 2021
Lettura 3 min

di Stefania Piazzo- Giuseppe Reguzzoni, caro amico, saggista, giornalista e scrittore, tempo fa mi propose un pezzo dedicato al libro di Cristopher Clark: I sonnambuliCome l’Europa arrivò alla Grande guerra, pubblicato da Laterza.

Cosa quaglia con la vicenda Morisi l’accostamento al Guerrone? Parecchio. Mi faceva infatti notare Giuseppe questo aspetto:

“Per dirla con Cristopher Clark, i protagonisti del 1914 erano “sleepwalkers”, sonnambuli, che guardavano la realtà, senza vederla, prigionieri dei propri schemi… I protagonisti del 1914 erano dei sonnambuli, apparentemente vigili e però non in grado di vedere, tormentati dagli incubi, ma ciechi di fronte alla realtà…”. In altre parole non vedevano ciò che stava loro accadendo. C’erano tutte le premesse, gli indizi, i presupposti.

Poi mi suggerisce anche un’altra lettura, dedicata ai momenti fatali… Ovvero a quelle circostanze, definiamole così, casuali, che la storia ha messo sul nostro cammino per innescare eventi catastrofici. “Coincidenze”, distrazioni, magari anche sonnambulismi. E il libro da leggere in questo caso è di Stefan Zweig, Momenti fatali-Quattordici miniature storiche, per Adelphi.

Osservava Reguzzoni come la morte dell’arciduca nell’attentato di Sarajevo fosse stata casuale. Vedi caso Morisi…. Tutto casuale…

“L’attentatore tentò il suicidio, ma fu bloccato dalla folla inferocita, picchiato e, poi, arrestato. Il gruppo degli attentatori, sette in totale, si disperse, probabilmente ritenendo che l’obiettivo fosse stato raggiunto. Sembrava davvero tutto finito. In realtà l’arciduca, con la moglie Sophie, aveva nel frattempo raggiunto, incolume, il luogo del ricevimento, dove era stato accolto dal sindaco della città, in un clima irreale e nervosissimo. La sua prima preoccupazione era stata per le persone ferite, chiedendo di poter far loro visita nell’ospedale dove erano state portate”. Dunque, il piano sembrava fallito. Ma nella storia c’è sempre qualche variabile che cambia i connotati agli eventi… Nel nostro caso la “variabile Morisi” e le sue ricadute.

Torniamo a Sarajevo. Caso volle che, durante il percorso, l’auto dell’arciduca, insieme con la sua scorta, sbagliasse strada, svoltando proprio presso il Ponte Latino, dove si era appostato Gavrilo Princip, uno degli attentatori. Avvicinatosi al lato destro del veicolo, Princip esplose due colpi di pistola”. Francesco Ferdinando e la moglie Sophie morirono di lì a poco. Tac, momento fatale.

L’Austria-Ungheria, con l’appoggio della Germania, mandò l’ultimatum al governo serbo, in particolare sullo status della Bosnia-Erzegovina e chiedendo la fine del sostegno alle organizzazioni panslaviste. Come andò a finire? Malissimo. “Seguirono, com’è tristemente noto, la mobilitazione generale serba e quella parziale russa, cui l’Austria-Ungheria rispose con la dichiarazione di guerra, facendo scattare, a catena, il meccanismo delle alleanze che trascinò in guerra anche Germania, Francia e Gran Bretagna”.

L’Europa ancora non si era resa conto della catastrofe verso la quale si era avviata. 

Oggi, la Lega di Salvini è resa conto verso quale futuro si è proiettata? Erano tutti sonnambuli? Tra i momenti “fatali” che inceppano la corsa verso il potere assoluto cosa può aver intersecato il senso di onnipotenza data dal potere e dal successo salviniano? Forse il palco di Latina con Durigon che la spara grossa sul parco da ridedicare al fratello di Mussolini? Forse era il primo “momentino fatale”.

Di certo era imprevedibile e impensabile la vicenda di Morisi, la storia di un giovane romeno che, secondo la narrazione tutta comunque da verificare, sarebbe fuggito dal festino chiamando i carabinieri, come riporta il quotidiano Repubblica. Che sia andata o meno così non cambia che il più rovinoso dei momenti fatali sia caduto come un asteroide sulla Lega del populismo alla quale bastava credere che essere una “Ferrari” del web corrispondesse anche all’essere di diritto forza di governo o di opposizione a seconda delle tendenze dei social abilmente, efficacemente cavalcati per ingrassare consenso. Un foie gras.

Poi, magari, quando di mezzo c’è la politica, non è solo il caso a far venir giù le montagne. Diciamo che ci sono qua e là mine inesplose che da sole non arrivano lì. Poi basta aspettare il primo temporale, e qualche fulmine madre natura lo manda giù sulla terra. Però, se fossimo stati meno sonnambuli, avremmo avvistato il rischio dell’esplosione. D’altra parte, ricorda sempre l’amico Giuseppe, come sono entrati i giannizzeri a Costantinopoli? Dal famoso passaggio pedonale lasciato incustodito. Il Nord, oltre che dormire, ha perso da tempo, come tanti altri pezzi di occidente, la voglia di lottare, di farsi seriamente rappresentare.

La classe politica è spesso semianalfabeta, l’opposizione non ha leader, in maggioranza ci sono quelli che ci sono. Gli eredi di Lepanto o di Pontida, contro gli imperi, sono a fare la spesa al centro commerciale. A dire loro cosa fosse giusto e cosa no c’era la Bestia.

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Direttrice: Stefania Piazzo
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