di Cuoreverde – Il 4 luglio, in via Bellerio, nella sede della Lega, si è consumato il primo confronto interno dopo la sconfitta alle amministrative. Il quotidiano La Repubblica, in un articolo dal titolo inequivocabile «E Giorgetti blinda Draghi “Basta con i rivoluzionari da Scuola Radio Elettra Salvini non li ascolti”», ci informa che il ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, appunto, «il leghista più vicino a Draghi», prima di partire per Ankara per il vertice con Erdogan «aveva lanciato un avviso chiaro a tutti i naviganti, a partire da quei «rivoluzionari della scuola Radio Elettra» (in privato ha preso a chiamarli così) che spingono Salvini a rompere con il governo», ovvero, a seguire la «rotta sfascia-tutto verso cui il “cerchio magico” salviniano — l’irrefrenabile Claudio Borghi insieme a tanti altri — sta indirizzando la corazzata leghista».
Qui non interessa capire quale sia la causa del dolori governativi del giovane (rispetto a Draghi) Giorgetti, a fronte di un dibattito interno senza molte prospettive, ma piuttosto analizzare lo specifico riferimento ai «rivoluzionari della scuola Radio Elettra», partendo dal presupposto che, attualmente, non si intravedono molti di questi presunti sovversivi nell’attuale Lega di tricolore di Salvini.
Da varie fonti biografiche, sappiamo che Umberto Bossi ha conseguito il diploma di perito elettrotecnico presso la “Scuola Radio Elettra”.
Umberto Bossi, negli anni, ha certamente commesso vari errori politici, ma quando ha fondato la Lega Nord e, successivamente, ha portato in piazza il popolo del Nord per fondare simbolicamente la Padania, ha certamente dimostrato un vero atteggiamento rivoluzionario.
Una rivoluzione soprattutto culturale.
Il vero grande merito di Umberto Bossi, infatti, è stato sicuramente quello di aver divulgato e reso popolare un progetto politico fino ad allora dibattuto in ristretti convegni politici ed oggetto di studio di circoli elitari.
Dal mio punto di vista di vetero-leghista, un leghista della prima ora, la nuova Lega di Salvini, reinventandosi una identità ideologica diametralmente opposta a quella originaria, attraverso entusiastiche fasi populiste e sovraniste “no-euro”, rivestita di un indefinito nazionalismo tricolore, ha creato un vero e proprio cortocircuito politico rispetto alle istanze federaliste ed autonomiste del Nord.
Un Nord che ora vota per i Fratelli d’Italia.
Per evitare certi “cortocircuiti”, secondo me, nonostante il disappunto di certi esponenti politici, tra le file della Lega servirebbero veramente dei frequentatori della Scuola Radio Elettra e magari anche un po’ rivoluzionari.
Talmente rivoluzionari da inventare una nuova Lega.