Cacciari, destra e sinistra: più o meno uguali sono. Salvini rincorre Meloni, i sindaci non sono sovranisti

5 Luglio 2021
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“Un incredibile pasticcio reazionario. Ma anche quando le espressioni sono così misere, occultano problemi reali: l’impotenza crescente della forma Stato e delle nostre democrazie in questo momento, il loro indebolimento rispetto a potenze imperiali vecchie e nuove”. Massimo Cacciari interviene, con un’intervista alla Stampa, sulla ‘Dichiarazione sul futuro dell’Europa’ firmata da 16 partiti europei, precisando che esiste sia “una dimensione europea che una interna: quanto alla prima, queste forze politiche hanno bisogno di controbilanciare la potenza democratico-popolare. Mirano a consolidarsi in vista dei cambi alla guida degli organismi europei e per farlo devono coalizzarsi. E questo disegno europeo si sarebbe già realizzato qualche anno fa, se non fosse stata possibile una coalizione tra popolari e socialisti. Con il centrosinistra europeo nelle condizioni in cui versa, il pericolo di un nuovo governo europeo di centrodestra è reale”. Poi c’è una lettura di politica interna, aggiunge il filosofo: ”Salvini deve contrastare la Meloni ed evitare di lasciarle la leadership del centrodestra. Giorgia Meloni gode di una rendita di opposizione e obbliga Salvini a tallonarla sul terreno della destra. Non credo nemmeno che Salvini abbia firmato volentieri quel documento. Ma nessuno nella Lega ha protestato, perché capiscono che di fronte alla crescita della Meloni questo gioco è inevitabile. Quella del leader della Lega non è una svolta europeista – spiega Cacciari – quel che conta sono le strutture: la struttura amministrativa della Lega non è mai stata sovranista. Poi ha trovato un leader che ha portato grandi risultati perché ha capito che a destra c’erano le praterie. Non ci può essere in un grande Paese come l’Italia un governo con gli Orban, e lo sa anche Salvini: ma il suo problema è prendere anche quel settore reazionario. Altrimenti, se la prossima volta la Meloni prende più voti di Salvini, come fanno a non dare a lei la possibilità di formare un governo?”. Quanto a una eventuale federazione o al partito unico di centrodestra, Cacciari afferma che “quel che è certo è che possono muoversi anche divisi, ma colpiranno uniti. A differenza del centrosinistra, che procede diviso e colpisce ancora più diviso. Non faranno nessun partito unico, si inventeranno una federazione o qualcosa per far parlare di sé. Sulle amministrative non trovano candidati forti, mentre gli altri non trovano candidati forti né la possibilità di stare uniti. Candidati forti a fare i sindaci non se ne trovano più: non puoi farlo quando sei il terminale di tutti i disagi di questo mondo, con poteri limitatissimi e stipendi che sono un quarto o un quinto di un deputato. Il Pd – aggiunge – cosa fa alle amministrative senza accordo coi Cinque stelle? Perde ovunque”

Sul ddl Zan, dice ancora l’ex sindaco di Venezia, ”Renzi ha bisogno di posizionarsi verso il centro, ora che ha ogni pretesa di essere un leader di sinistra. È tutta tattica, inutile cercare i valori. Tutti questi sono movimenti interni di forze politiche con gruppi dirigenti debolissimi e senza radicamento sociale che cercano un posizionamento. Se Letta fa bene a puntare su temi come il ddl Zan o lo ius soli? Non si fa che dire ‘dì qualcosa di sinistra’, qualcosa doveva pur dire. Dopodiché la politica si fa con armi più solide che dire qualcosa, vanno create iniziative, bisogna dare continuità a livello di base. Letta fa bene a tirare fuori questi temi, ma non porteranno un voto solo. Oggi quello che interessa agli italiani è altro: ad esempio come spendere i soldi europei”. Riguardo l’elezione del presidente della Repubblica, Cacciari conclude che ”assisteremo a una moltiplicazione di spettacolini, una mini campagna elettorale all’ombra di Draghi, ma senza reali pericoli per il governo. Poi si arriverà all’elezione del Capo dello Stato, e lì vedremo cosa farà Mattarella e Draghi. L’unica persona su cui può accordarsi questo Parlamento è Draghi, altrimenti si apre un casinò dell’inferno sia sul Quirinale che sulla presidenza del consiglio. Io mi auguro che Draghi arrivi alla scadenza della legislatura e Mattarella faccia il beau geste di Napolitano, fermandosi ancora due o tre anni a fare il nonno della Patria”.

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