AGENDA DRAGHI 2011 E MANOVRA MELONI-GIORGETTI – Pensioni più severe, liberalizzare, tagliare…

26 Ottobre 2023
Lettura 3 min

di Stefania Piazzo – Fece molto discutere la lettera che l’allora governatore della Bce e quello della Banca d’Italia, ovvero Trichet e Draghi, inviarono all’allora premier Silvio Berlusconi. Sembrò una pesante ipoteca sul suo mandato. O fai così altrimenti…

Nel rileggere le parole del ministro dell’Economia, Giorgetti, sembra di risentire quella musica. Dobbiamo dare un segnale ai mercati per dimostrare che il nostro debito è solvibile. E, per farlo, dobbiamo tagliare. Tagliare servizi, inasprire la Fornero, il momento è difficile. Un taglio alla spesa sociale. Questo è.

Il governo ombra “Draghi due” è al lavoro.

In tutto questo, come non dare torto a chi parla di un “metodo Grecia” diluito?

I tassi crescono, lo decide la Bce. E i titoli di Stato aumentano i tassi, con crescita dell’indebitamento. Schizza il debito pubblico e come lo metti in sicurezza se non andando a fare cassa a destra e a manca?

Ecco fatto. Mi scrive l’amico e collaboratore “Cuore verde”: “Noi dobbiamo sopportare il peso di almeno 4 “Grecie” (Campania, Sicilia, Calabria e Puglia) e il costo fisso “Roma”. Al netto certo dell’evasione e fiscale al Nord , ovvero, l’intoccabile blocco sociale che va ancora a votare e garantisce il sostegno al “sistema romano”. E cosa gli devo rispondere? Che la destra governa non solo perché ha vinto le elezioni, ma perché rispetterà i patti e il passaggio di consegne? Quelli per i quali non può modificare la Legge Fornero, semmai la deve inasprire, come ha fatto? E tagliando ai Comuni i trasferimenti, in nome del momento difficile, altrimenti il sistema centrale non ce la fa ad arrivare a fine mese? E per dire ai mercati: Guardate come siamo bravi a stringere la cinghia? E’ così?

L’Europa, economica, che tiene per le palle gli stati nazionali, fa solo quello che deve fare. Imporre sacrifici agli spreconi, a chi ha depauperato risorse, presentando il conto all’ultimo avventore.

Ma cosa si leggeva nella lettera di Trichet e Draghi del 5 Agosto 2011 indirizzata a Berlusconi?

“Caro Primo Ministro
Il Consiglio direttivo della Banca centrale europea il 4 Agosto ha discusso la
situazione nei mercati dei titoli di Stato italiani. Il Consiglio direttivo ritiene che sia
necessaria un’azione pressante da parte delle autorità italiane per ristabilire la fiducia
degli investitori”.

Oggi Giorgetti afferma: “L’unico modo per garantire la sostenibilità del debito pubblico è stabilizzare le aspettative dei mercati. Il nostro debito ha raggiunto livelli eccezionalmente alti in coincidenza con l’emergenza Covid per gli scostamenti decisi per affrontare la pandemia”. 

Che dire… Dovevamo non scostarci e lasciar morire la gente o buttarla su una strada?


La lettera Trichet Draghi diceva anche che «tutti i Paesi dell’euro riaffermano solennemente la loro determinazione inflessibile a onorare in pieno la loro individuale firma sovrana e tutti i loro impegni
per condizioni di bilancio sostenibili e per le riforme strutturali».

E che quindi… “l’Italia debba con urgenza rafforzare la reputazione della sua firma sovrana e il suo impegno alla sostenibilità di bilancio e alle riforme strutturali”. E’ l’Europa economica, non quella politica, che decide per tutti.


Ergo, libero mercato come piovesse. Liberalizzazione totale dei servizi.

“È necessaria una complessiva, radicale e credibile strategia di riforme, inclusa la
piena liberalizzazione dei servizi pubblici locali e dei servizi professionali. Questo
dovrebbe applicarsi in particolare alla fornitura di servizi locali attraverso
privatizzazioni su larga scala”. In mano a chi? A chi ha come priorità la rendita? Già nella sanità siamo a buon punto.

E poi, ancora, “Il Governo ha l’esigenza di assumere misure immediate e decise per assicurare la
sostenibilità delle finanze pubbliche (…). Ulteriori misure di correzione del bilancio sono necessarie. (…) È
possibile intervenire ulteriormente nel sistema pensionistico, rendendo più rigorosi i
criteri di idoneità per le pensioni di anzianità e riportando l’età del ritiro delle donne
nel settore privato rapidamente in linea con quella stabilita per il settore pubblico (…). Inoltre, il Governo dovrebbe valutare una riduzione significativa dei costi del pubblico impiego, rafforzando le regole per il
turnover (il ricambio, ndr) e, se necessario, riducendo gli stipendi”. A partire da quali? Quelli dei prefetti, dei boiardi o degli impiegati?

Poi: “Sarebbe appropriata anche una riforma costituzionale che renda più stringenti le regole
di bilancio”. Ce lo ricordiamo il pareggio di bilancio in Costituzione? Fatto. O l’abolizione delle Province, prive di fondi ma con le competenze ancora attive? “C’è l’esigenza di un forte impegno
ad abolire o a fondere alcuni strati amministrativi intermedi (come le Province)”. Fatto.

Una cosa chiedeva però la lettera, che è condivisibile: “Negli organismi
pubblici dovrebbe diventare sistematico l’uso di indicatori di performance (soprattutto
nei sistemi sanitario, giudiziario e dell’istruzione)”. Non fatto. E si chiedeva anche la verifica virtuosa dei bilanci di Regioni e Comuni. Non fatta. Ma cosa hanno messo in atto i governi per dare una svolta alla malagestione della sanità in diverse Regioni e cosa, ancora, per la responsabilità di spesa? Nulla.

A fine 2011 arrivò Monti e la sua squadra, iniziarono ad attuare l’Agenda Draghi. Poi arrivò anche Draghi, provvisoriamente. Il testimone è passato al nuovo governo, a patto che non faccia lo stupidino e righi dritto. Piacerà da morire ai mercati. Gli stati nazionali sono proprio finiti, stanno in piedi per nome e per conto…

Ma se tra prima, seconda, terza, quarta repubblica avessimo avuto amministratori all’altezza del ruolo, eletti per le capacità e non per la maggiore visibilità e propaganda elettorale, magari a dettare l’agenda – politica – saremmo noi.

È la madre di tutti i nostri mali, l’incompetenza degli eletti, unitamente all’incompetenza degli elettori.

IL GIORNALE

Direttrice: Stefania Piazzo
La Nuova Padania, quotidiano online del Nord.
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