di Cuore Verde – Bisogna sempre ricordare che con il referendum istituzionale del 2 giugno 1946, l’Italia post-bellica nasceva già divisa: il Nord votò in maggioranza per la Repubblica, il Sud per la monarchia.
In ogni caso, si trattò di una occasione persa per rifondare lo Stato dalle sue radici e distanziarsi dalla impostazione centralista della monarchia sabauda accentuata poi all’estremo dalla ideologia nazionalista del fascismo. Il fascismo voleva riuscire nell’impresa già fallita clamorosamente con il cosiddetto Risorgimento: creare il cittadino italiano livellando ogni differenza etnica, storica culturale e linguistica ponendolo addirittura come diretto erede della civiltà romana cancellando 1500 anni di storia ridotta a folklore paesano.
La Repubblica sarebbe dovuta rinascere federale. Stati-regione liberamente federati tra loro. Ogni Stato-regione con una propria libera costituzione avrebbe dovuto produrre un ribaltamento delle istituzioni e dei sistemi politici eredi del centralismo fascista, rappresentando, nello Stato federale, un modo finalmente nuovo di fare le cose. Ancora oggi si confonde il decentramento centralista con la vera autonomia che puo’ derivare solo dallo Stato federale. Il federalismo, con la deliberata ostilità’ dei partiti romani, è’ stato ormai estromesso dal dibattito pubblico. E’ stato esiliato, costretto alla clandestinità’. Ci viene invece proposta dai “patrioti” la riforma taumaturgica del “premierato”. Il 2 giugno, festa della vittoria dello Stato centrale?