Entro il 2022 (tra ottobre e novembre) i biglietti per il trasporto pubblico in Lombardia aumenteranno tra i 10 e i 30 centesimi, e i rincari riguarderanno anche Atm, e tutto ‘per colpa’ dell’inflazione (o meglio di una normativa regionale che di fatto lega quest’ultima alla necessità di rimodulare i prezzi dei biglietti). La decisione è maturata dopo la riunione dell’assemblea dei soci dell’Agenzia del Trasporto pubblico locale del bacino della Città metropolitana di Milano, Monza e Brianza, Lodi e Pavia (per ora le sole aree interessate dagli aumenti nella mattinata di mercoledì, dove è emerso come “Il regolamento tariffario regionale” stabilisca che “le tariffe debbano essere adeguate annualmente in base al tasso di inflazione definito dalla regione stessa con proprio atto, corretto in funzione di indicatori di qualità definiti dalle agenzie”.
La Regione Lombardia intanto, nel testo di assestamento del bilancio regionale, aveva indicato come i rincari possano essere decisi, nelle modalità, dalle singole aziende. L’indicazione da parte dell’agenzia di bacino è convogliare gli aumenti sui titoli singoli, e non sugli abbonamenti. Levata di scudi, ovviamente, da parte del Comune di Milano, con l’assessore ai Trasporti Arianna Censi che già ieri aveva di fatto rimandato le responsabilità a Palazzo Pirelli, che per l’esponente di giunta Sala ha sbagliato, quantomeno nei tempi. Il capogruppo dei Verdi a Palazzo Marino, Carlo Monguzzi, rincara oggi: “Chiediamo di fermare tutto e di discuterne in consiglio comunale e in città metropolitana, si può e si deve resistere alla disposizione regionale come fatto tante altre volte e ci auguriamo lo facciano tanti sindaci”, fa sapere.