“Quel bonifico del governatore al cognato non fu una buona idea”

25 Settembre 2020
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Torna prepotente sulla scena l’inchiesta sui camici lombardi. Il loro meccanismo di acquisizione, la dichiarata donazione e la trasformazione del contratto di fornitura al vaglio della procura, sta ampliando lo scenario dopo la copia dei dati dei cellulari del governatore e di altre persone.

Ma la scelta del governatore della Lombardia, Attilio Fontana, di tentare di fare un bonifico al cognato Andrea Dini “per evitare speculazioni politiche”, “non sembro’ una buona idea” a Filippo Bongiovanni, l’ormai ex dg di Aria che il 16 aprile scorso aveva formalizzato l’ordine di fornitura per 513mila euro nei confronti di Dama, la societa’ di Dini e della sorella, moglie del presidente della Regione, e che il 20 maggio era stato informato dallo stesso Dini della decisione di “trasformare il contratto di fornitura (…) in una donazione”.

Come emerge dagli atti di cui dà notizia l’Ansa, Bongiovanni, indagato, riferisce che Giulia Martinelli, capo della segreteria di Fontana, gli aveva confermato il legame societario con la famiglia del presidente. “A questo punto mi confidai anche con il segretario generale Turturiello”, spiega riferendo che il 18 maggio “si presento’ presso il mio ufficio (…) una dipendente di Regione Lombardia (…) che apparteneva verosimilmente allo staff del Presidente e mi chiese l’Iban di Dama”. “Io le chiesi il motivo ma mi rispose ‘non glielo posso dire’ – prosegue Bongiovanni davanti ai pm -. Non trovando l’Iban nelle mail pervenute da Dama, ci recammo in Regione da Superti (vice dg di Regione Lombardia, ndr) e gli chiesi spiegazioni. Superti mi chiari’ che il Presidente intendeva pagare la fornitura di camici, per evitare speculazioni politiche. A me non sembro’ una grande idea, ma mi limitai ad eseguire la richiesta e a procurare l’Iban per il tramite del Direttore Amministrativo Roberto Gussago”, che “mi scrisse una mail indicandomi il solo Iban”. I pm hanno chiesto la consegna anche dei telefoni di Roberto Gussago, dipendente di Aria, di Pier Attilio Superti, vice dg di Regione Lombardia, e di Antonello Turturiello, segretario generale della Regione. Nessuno di loro e’ indagato. 

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