Per Fontana la Lombardia è principessa della sanità d’Italia. Presidente, ha mai provato i tempi d’attesa per una visita o per ritirare gli esami di un disabile appeso ad un filo?

21 Dicembre 2021
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di Stefania Piazzo – “La Lombardia ha subito degli attacchi ingiustificati, è stata oggetto di una narrazione fuorviante e falsa che ha raccontato che la Lombardia era improvvisamente diventata la cenerentola di questo paese. Non lo è mai stata”. Parola del presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana durante la conferenza stampa di fine anno. “Era una narrativa fuorviante e abbiamo dimostrato con i fatti di essere la principessa e sicuramente non la cenerentola di questo paese”. 

Vorremmo dare ragione al governatore, dire che va bene madama la marchesa, che il sistema ha retto. Che siamo i migliori, in Lombardia. Vorremmo ma non possiamo e non perché ce l’abbiamo con l’Attilio. Ma perché la realtà è un’altra. La narrazione la possono fare i lombardi che sono sopravvissuti al Covid, ai ritardi del sistema, ai pasticci del sistema, alle approssimazioni del sistema, all’inadeguatezza dei politici, la narrazione la possono fare i parenti che hanno familiari in cura e che se non aprono il portafogli non si possono curare. I tempi per esami diagnostici o specialistici danno tempi che oscillano tra i 6 e i 10 mesi.

Caro governatore, ci sarà anche il Covid, ma quando paghi, la visita ce l’hai domani. La fisioterapia pure. Per un disabile, cardiopatico, post covid, diabetico, invalido al 100% con insufficienza renale in attesa di responso per capire se procedere o meno con una coronarografia forse salvavita, la visita nefrologica la principessa Lombardia l’aveva fissata a luglio 2022. Luglio 2022! Privatamente, invece, dopo 15 giorni dalla prenotazione. Peccato che il paziente, che era mio padre, ci abbia lasciato il giorno prima. Che beffa, vero? Non ce l’ha fatta. Figuriamoci arrivare a luglio, tra 8 mesi. Per il soprannaturale vi state organizzando?

Si poteva fare prima? Ma certo. Gli esami del sangue a domicilio per il papà erano stati chiesti il 25 ottobre. Richiesta inoltrata di persona perché la domanda doveva essere fatta in presenza, in ufficio ATS, sbarrando tante X su più moduli per ribadire sotto giuramento che il familiare era intrasportabile. Non bastava la commissione Inps che aveva disposto la 104, l’accompagnamento, l’invalidità al 100%. No, bisognava andare in ufficio, farsi misurare la temperatura, accodarsi in pieno Covid e perdere tempo.

Dopo 16 giorni finalmente faceva capolino qualcuno a casa per il prelievo richiesto, ed era l’11 novembre. Lo sa, governatore, che un disabile intrasportabile, deve poi mandare qualcuno a ritirare il referto, ancora in presenza, perché online non lo si spedisce al povero disgraziato? E’ un vezzo della principessa Lombardia?

La sanità cartacea che sgoverna senza buon senso e umanità, decretava che il referto redatto il 12 novembre, ovvero l’esito era già noto il giorno dopo il prelievo, dovesse essere tenuto nelle catacombe segrete della principessa per altre settimane, e reso disponibile al suddito invalido solo il 25 novembre. Ovviamente in cartaceo da ritirare allo sportello, di persona. Ma che ci fanno gli uffici con un referto chiuso nel cassetto due settimane? L’origami?

Chissà, forse mio padre potendo avere in tempi corretti il referto avrebbe potuto prenotare prima la visita nefrologica, sempre privatamente ovviamente, e avere prima il responso atteso dal cardiologo per tentare l’ultima coronarografia. Invece, la principessa se l’è presa comoda. Era già accaduto. Questa è la prassi lombarda. Una pietra tombale.

IL GIORNALE

Direttrice: Stefania Piazzo
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