NIENTE LAGO PER I MILANESI: IL MEDICO SINDACO BLINDA ANGERA

2 Maggio 2020
Lettura 4 min

di Laura Aresi – Sta sollevando un autentico polverone il caso di un sindaco lombardo, Alessandro Paladini Molgora, che la sera del 27 di aprile, sulle note conclusive di una fitta mezz’ora di diretta dal suo profilo Facebook ufficiale, ha dichiarato di voler bloccare l’accesso al comune di Angera ai milanesi proprietari di seconde case fino a data da definirsi: sicuramente per tutta la durata della cosiddetta fase 2, che entrerà in vigore lunedì 4 maggio e che dovrebbe – il condizionale è d’obbligo concludersi il 18 di questo mese.

«Vogliamo rimanere una comunità pulita: nel DPCM (presentato il giorno precedente dal premier Giuseppe Conte, ndr) c’è ancora qualcosa di non chiaro sul discorso delle abitazioni, come se le seconde case possano esser occupate qui ad Angera molto facilmente: su questo penso che sarò feroce, mi sa che bloccherò: come voi sapete le zone più critiche sono quelle dell’alto milanese e del milanese, se qualcuno da là viene col virus qua iniziamo a ballare anche noi. Non voglio fare un torto a chi ha le seconde case ma questo è un momento in cui bisogna ancora essere tutti seri». Citiamo le parole del discorso per esteso e per dovere di cronaca.

Frasi giunte come una staffilata a quei “milanesi” additati senza troppi giri di parole come pericolosissimi untori: eppure Angera è una città che vive di turismo e che non avrebbe da stare molto allegra senza i milanesi villeggianti (sovente nativi trasferiti nel milanese per lavoro o per studio).

Il primo cittadino di Angera, riconfermato alla guida della perla lacustre da poco meno di un anno, è molto amato dai cittadini, che il 26 maggio 2019 lo avevano rieletto al primo turno superando di netto il 50% dei voti totali. Fisiatra e ortopedico ospedaliero, effettivamente nei giorni scorsi ha avuto il merito di aver portato nel suo ospedale cittadino, l’Ondoli, i 35 degenti del reparto di Geriatria dell’Ospedale di Circolo di Varese, preservandoli dal contagio del più grande nosocomio provinciale (facente capo all’ASST Sette Laghi) consacrato alle degenze covid.

«Ci si aspettava un liberi tutti. Dal punto di vista di sindaco e di medico – ha spiegato Paladini Molgora – devo purtroppo dire che per buona parte sono contento dell’esito di quel che è stato detto in quel decreto, non siamo assolutamente fuori dal problema. I dati ci fanno capire che non siamo ancora nella condizione di essere tranquilli: si potrà esserlo solo quando ci si avvicinerà il più possibile agli zero contagi. Noi non abbiamo una vera fotografia della realtà ed è un problema: non abbiamo il polso della situazione rispetto ad altre regioni».

«La situazione ad Angera è ottima – ha sottolineato – incrociando le dita. Dall’inizio dell’emergenza abbiamo avuto solamente quattro casi e nessuno preso ad Angera: tutti e quattro presi fuori. Il primo a Milano, il secondo nella bergamasca, il terzo probabilmente contratto in condizioni di ospedalizzazione e il quarto caso sempre di Milano, che però non ci riguarda perché erano mesi e mesi che (questa persona) non veniva ad Angera. Gli unici due casi accertati (in cui il virus è contratto ad Angera? interpretiamo, ndr) sono di gente che opera in ambiente sanitario: casi completamente risolti, asintomatici da parecchio tempo».

Il capomastro rivierasco ha speso gran parte della diretta a sciorinare terrorismo su contagi e decessi attinto da internet, in particolare su come vedrebbero la situazione italiana i siti stranieri: i dati forniti ad esempio da Bergamo sarebbero secondo la sua visione di gran lunga inferiori a quelli reali. «Mollare in questo momento potrebbe esser veramente molto negativo. Ecco perché il DPCM dà una risposta adeguata per il mondo scientifico. E’ il momento di essere rasserenati perché la situazione è positiva ma non ci vuole nulla perché tutto torni come prima».

Piccate le reazioni del mondo social, che ha variamente bollato il gesto come una caduta di stile, ma anche come eco di un vizietto che serpeggia fra i locali, e che consisterebbe nel citare sempre i milanesi come piaga, quando “nella migliore delle ipotesi – si legge ad esempio sulla pagina Facebook portale Angera Nius – erano visti come vacche da spremere”. Sempre dalla stessa pagina: “vedremo quanti ristoranti saranno costretti a chiudere se ai milanesi verrà impedito di soggiornare ad Angera”: e la polemica di bocca in bocca è rimbalzata sino all’inossidabile Vittorio Sgarbi, da sempre convinto complottista.

Spiace tutto questo anche a chi scrive, da sempre frequentatrice estiva della bella spiaggia di Angera dove persino Beatrice Borromeo, la principesca collega, aveva scelto alcuni anni fa di dare avvio alla sua fastosa giornata nuziale salpando dall’Isolino di san Giovanni per concluderla poi alla Rocca. Bella la perla della Costa Fiorita anche se un po’ meno bella da quando un incendio doloso tre stagioni or sono mandò in fumo lo splendido lounge bar La Noce, mai riaperto per ragioni ancora nebulose, creando numerosi disagi in specie ai non residenti (uno per tutti, la privazione di servizi sulla spiaggia pubblica ad eccezione di quelli chimici, sempre maleodoranti e comunque assolutamente non adeguati al contesto: a casa una corsa per fare pipì o altro si può andare e tornare in cinque minuti, ma non di certo sino a Milano). Pare quasi che ci si voglia liberare di un ospite sgradito da qualche tempo, insomma: ma pecunia non olet, non quanto i bagni d’emergenza, parola che inizia a puzzare da troppo tempo almeno ad Angera: sicuramente più del coronavirus. E intanto sta a noi, milanesi di nascita e bergamaschi di origine, varesini di residenza ricordare al suddetto sindaco (interprete certo di una mentalità diffusa fra i suoi concittadini) che san Rocco, il protettore delle epidemie, secondo una nota leggenda giunse a morire proprio in spiaggia ad Angera, sul finire del Trecento. E che forse, dall’aldilà, non la sta prendendo davvero molto bene. Morì il 16 di agosto, il santo delle pestilenze: ce la faranno gli angeresi a rimanere blindati sino ad allora? Auguri.

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