Medici scolastici, che fine hanno fatto?

25 Agosto 2021
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Rendere piu’ sicure le scuole, inserendo i 3mila “camici grigi” lombardi, ovvero quelli che non sono entrati nella scuole di specializzazione, come medici scolastici a tempo indeterminato, non solo in fase di emergenza Covid-19. Era la proposta della Cisl Medici Lombardia, che l’autunno scorso, a ridosso della terza ondata, rilanciava la figura del medico scolastico con compiti non solo di sorveglianza sanitaria anti-Covid, ma anche di prevenzione ed educazione sanitaria.

Mentre la scuola litiga col ministero e il governo, mentre i presidi chiedono come verificare i green pass e il garantre replica picche per la privacy, la figura professionale del medico scolastico non è forse la soluzione? “In una fase di carenza di medici specialisti – spiegava a suo tempo Danilo Mazzacane, segretario generale Cisl Medici Lombardia – si potrebbe ricorrere a quei medici che, sia di recente che in passato, a causa della carenza di posti nelle scuole di specialita’, non hanno avuto e difficilmente potranno acquisire nel breve una specializzazione. Un modo per aumentare la sicurezza nelle scuole e dare una prospettiva a centinaia di medici precari”.

Sono i cosiddetti “camici grigi”, circa 3mila in Lombardia (circa 15mila in Italia), medici che svolgono diverse mansioni con contratti libero professionali in forma di grave precarieta’, con retribuzioni inadeguate ed una posizione previdenziale in prospettiva non rassicurante. Il ripristino della medicina scolastica, secondo la Cisl Medici Lombardia, dovrebbe essere previsto e programmato non a termine ed in funzione unicamente emergenziale, ma come anello importante della rete sanitaria territoriale, magari anche collegato al dipartimento di prevenzione, ma comunque con funzione stabile ed efficiente. L’evoluzione del sistema sociosanitario ha più  volte messo in evidenza la necessità di una figura sanitaria, adeguatamente formata, di riferimento nell’ambito scolastico.

La Lombardia ha preso posizione?

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