L’operatore che denunciò morti Trivulzio: non sono novax ma ho dubbi su vaccino

30 Dicembre 2020
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 Lo aveva scritto in un post sul suo profilo Facebook: “Perché dovrei fare un vaccino creato in 6 mesi, a fronte dei 5-8 anni che servono normalmente? Mi hanno preso in giro negli anni scorsi o adesso?”. L’operatore sanitario Pietro La Grassa, tecnico di farmacia del Pio Albergo Trivulzio (Pat) di Milano, è il sindacalista di Fp Cgil che denunciò in occasione della prima ondata di Covid-19 i morti fra gli anziani della Rsa criticando la gestione dell’emergenza. E al telefono conferma di non aver ancora deciso se farà l’inizione scudo oppure no. “Lo so che sono morti anziani, so che il Trivulzio è stato toccato dalla pandemia, e molto. Qui il vaccino lo faranno sicuramente in tanti, ma l’informazione che io cerco non è stata data. E’ facile dire che subito non fa niente. Ma io non so se mi fa male fra 6 mesi, non so la copertura quanto dura, non so cosa succede fra 10 anni”, dice all’Adnkronos Salute. “Non sono no-vax”, puntualizza.

“Voglio solo chiarezza, nessuno è contrario, se lo ricordi. I no-vax sono altro. E io sono per la scienza e la medicina, non contro i vaccini”. La Grassa ammette però di essere fra i sanitari che non partecipano alla campagna stagionale contro l’influenza (la categoria è una delle popolazioni target che andrebbe protetta anche perché entra in contatto con soggetti fragili).

“Non faccio il vaccino antinfluenzale perché non ho problemi con l’influenza, non mi ammalo – precisa – Ma sul vaccino anti-Covid ho dubbi e mi faccio le domande che si fanno molte persone normali. Nessuno finora mi ha chiarito le cose. La mia è una preoccupazione elementare. So anche di persone ad alti livelli, di medici, che dicono che aspettano. Anche al Trivulzio”, sostiene.

 “Qua i virologi non si mettono d’accordo fra loro – osserva La Grassa – Almeno vedere che chi ha studiato la malattia dice la stessa cosa mi darebbe più garanzie. Per un Galli che si vaccina, c’è un Crisanti che dice ‘lo faccio più avanti’. Un virologo dice che bisogna immunizzarci tutti, l’altro che il vaccino non dura. Il premier dice ‘io lascio posto agli italiani’. Beh grazie. Pure io vorrei poterlo dire. Vorrei aspettare un po’. Sarei più tranquillo se si vaccinasse Conte per primo? No, anche in quel caso dovrei vedere proprio la fiala ed essere certo che non gli hanno iniettato semplice soluzione fisiologica. Figurati se non gli fanno quella, col rischio di shock anafilattico – è la tesi di La Grassa – Che diano l’esempio ben venga, ma mi sembra una presa in giro”. “Io vorrei aspettare – ripete l’operatore del Pat – però vediamo. Ho sentito parlare di obbligo e su questo sono sicuro: a me non piacerebbe, sarebbe perdere un diritto. Istruiamo la gente. Almeno la sicurezza i virologi me la devono dare, se alcuni dicono che hanno dubbi o timori io mi butto a occhi chiusi? E poi, mettiamo che io lo faccio ora il vaccino, poi devo continuare con la mascherina e tutto il resto. Va bene: la mascherina e i vari dispositivi, la distanza e le altre misure sono di protezione e siamo tutti d’accordo che è giusto mantenerle. Ma quindi cosa mi cambia? Sono dubbioso”. 

(fonte Adnkronos Salute)

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