Lombardia, scoppia nuovo caso: “vaccinati più impiegati che medici”

28 Gennaio 2021
Lettura 2 min

di Cassandra – C’è una notizia nella notizia nell’ultimo report che anche la nuova padania ha pubblicato (https://www.lanuovapadania.it/scienza/gimbe-inspiegabili-disuguaglianze-regionali-nella-lotta-al-virus/), e sul quale vale la pena tornare anche per le reazioni che sta suscitando nel mondo medico.

La tabella che la fondazione indipendente Gimbe ha diffuso mette in evidenza le categorie che sono state vaccinate nella prima fase. In che percentuale cioè gli operatori sanitari, il personale amministrativo, gli ospiti delle rsa, gli over 80. E cosa emerge?

Il report afferma che Il “personale non sanitario” ha beneficiato dunque di quasi un quarto delle dosi finora somministrate con enormi differenze regionali (figura 4) che in certi casi superano il 30%: Provincia Autonoma di Bolzano 34%, Liguria 39%, Lombardia 51%.

Se i dati non vengono smentiti, quali sono stati i criteri e chi li ha decisi? Il ministero della Salute? La Regione? Le singole aziende sanitarie?

E’ inaccettabile che, a un mese dal V-Day, si siano distribuite un quarto delle dosi di vaccino anti Covid senza tener conto delle priorità indicate dal piano del Ministero della Salute: operatori sanitari e sociosanitari, residenti e personale delle Rsa e persone di età avanzata. E’ incomprensibile come, in Lombardia, il personale amministrativo che ha ricevuto il vaccino superi addirittura quello sanitario. Una società che non mette in sicurezza chi deve curarla e assisterla è una società miope e senza futuro”.

Così il presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri, Filippo Anelli, commenta i dati del monitoraggio indipendente condotto dalla Fondazione Gimbe. Secondo il report, elaborato a partire dai dati ufficiali del Ministero della Salute, a livello nazionale più del 22% delle dosi sarebbe andato a personale non sanitario. Grande la disomogeneità tra le Regioni, con punte del 34% nella Provincia Autonoma di Bolzano, del 39% in Liguria e, appunto, del 51% in Lombardia. 

Ma chi sono stati i beneficiari di queste dosi? “Per la gran parte – spiega Anelli – si tratta del personale amministrativo degli Ospedali o delle Asl. Persone che, anche in un’ottica di arrivare a strutture Covid-free, e’ giusto vaccinare. Ma che sono sicuramente meno esposti di medici e infermieri. E’ invece dagli operatori sanitari che si sarebbe dovuto partire: anche in un’ottica di gestione del rischio, prima di tutti vanno messi in sicurezza coloro che devono aiutare gli altri. E infatti e’ proprio loro che il Piano vaccinale del Ministero considera una priorita’ assoluta, dal punto di vista etico e da quello strategico”. “Inoltre, ci lascia perplessi la differenza tra i comportamenti delle diverse Regioni, che seguono logiche tutte loro nell’individuazione del target da vaccinare, dando origine a un’ennesima disuguaglianza di salute – continua Anelli -. Chiediamo percio’ una netta presa di posizione del Ministero della Salute, affinche’ siano rispettate le indicazioni previste dal Piano strategico”.

Per quanto riguarda la possibilita’ che alcuni abbiano indebitamente “saltato la fila”, ricevendo per primi il vaccino pur senza essere a rischio, Anelli invita a fare chiarezza: “Laddove ci siano stati degli illeciti, saranno le autorita’ competenti ad indagare – spiega -. I cosiddetti ‘furbetti del vaccino’ sono, ce lo auguriamo, solo una categoria residuale. E, per non sprecare le dosi gia’ assegnate ma non somministrate, basterebbero delle ‘liste di riserva’, per ridistribuire le dosi gia’ preparate per coloro che, all’ultimo momento, non si presentano”.

“La nostra richiesta e’ sempre la stessa: vaccinare tutti i medici e gli odontoiatri, e farlo subito – conclude Anelli -. Sarebbe un grande segno di rispetto e civilta’ per una Professione che ha pagato un prezzo altissimo, con la perdita di oltre 300 vite umane. Sarebbe un segnale di attenzione per il nostro Servizio Sanitario nazionale, che, quando perde un professionista, perde una parte di se stesso: una cellula di quel tessuto vitale e connettivo che lo tiene insieme. Sarebbe, infine ma non ultimo, un impegno per la sicurezza stessa delle cure, della quale la sicurezza degli operatori e’ presupposto essenziale”. E salgono oggi a 303 i medici caduti per il Covid: ultima vittima Antonino Iabichino, 65 anni, dermatologo di Modica.

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Direttrice: Stefania Piazzo
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