di Cassandra – Se hai fatto il covid, sei un soggetto fragile e non respiri più come prima, non cammini più come prima, che fai? Semplice, vai banalmente dal tuo medico di famiglia che chiede doverosamente un accertamento. Ti vengono prescritti due esami. Una spirometria globale, e un controllo sulla diffusione alveolo capillare.
Ingenuamente prenoti attraverso il Servizio sanitario nazionale. Con la premessa che anche volendo, le due prestazioni non vengono effettuate privatamente. Ed ecco che, ospedale dopo ospedale, le prime date utili iniziano ad essere quelle dei primi mesi del 2023. Sì, tra otto-nove mesi se va bene. Un ospedale è messo ancora peggio e addirittura ci spiega telefonicamente che è già pieno tutto il 2023 e si va al 2024. E consiglia di far rifare le ricette con un codice di priorità di 30 giorni, così da poter trovare un buchino nel febbraio 2023. Tra 9 mesi. Gira che ti rigira siamo sempre lì. Un parto.
Inizi così a muoverti fuori provincia. Vi aggiorneremo appena possibile.
Dimenticavamo, dove siamo? In Lombardia. Per curarti il long covid è extra long l’attesa. Nel frattempo una domanda. Ma se la Lombardia è l’eccellenza della sanità, chissà le altre regioni poco o nulla eccellenti come sono messe. Con tutto il residuo fiscale che ha maturato la Lombardia, quanta sanità in più si potrebbe avere per rendere umane e civili le liste d’attesa?