Lombardia delle opere incompiute. 20 anni per Pedemontana

13 Marzo 2021
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Casermoni che diventano scheletri di ferro arrugginito e mattoni spaccati, cantieri abbandonati, buche scavate nel terreno per fare parcheggi rimasti una chimera. Ponti lasciati a meta’. Di opere cosi’ ce ne sono molte in Lombardia, come in gran parte d’Italia. Alcune, per la loro importanza strategica non passano inosservate, sono sorvegliate speciali. Tra queste c’e’ senza dubbio la Pedemontana Lombarda, l’autostrada che doveva collegare Bergamo e Varese lungo un percorso di 98,8 chilometri di cui circa il 75% in galleria. Ma dalla posa della prima pietra, avvenuta nel 2010, la conclusione e’ slittata piu’ volte: il completamento dell’ultimissima tratta, quella da Cassano Magnago a Osio Sotto e’ previsto nel 2030. Con un costo complessivo di 4 miliardi e 118 milioni, inclusi i 62 km di opere connesse. Le polemiche sono fioccate copiose: per molti costa troppo e non e’ servita a decongestionare il traffico. Ma questo anche perche’ e’ incompleta. A oggi e’ stato realizzato il 42% del trattato. Allo stato sono finite le Tratte A e B1, il primo lotto della Tangenziale di Como e il primo lotto della Tangenziale di Varese, per una lunghezza complessiva, soggetta a pedaggio, pari a circa 41,5 km, oltre a circa 23,5 km di opere connesse e le rispettive opere, a fronte di un investimento pari a 1.485 milioni di euro. Nel frattempo si sono succedute inchieste giudiziarie, e un contenzioso con una societa’ di costruzioni. 

 L’ultima novita’ e’ di pochi giorni fa, quando Il Gruppo Webuild, in consorzio con Pizzarotti, annuncia di essere stato dichiarato miglior offerente per il contratto del valore di 1,26 miliardi di euro circa per la progettazione esecutiva e la costruzione delle tratte B2 (di 12,7 chilometri da Lentate sul Seveso e Cesano Maderno) e C (di 20 chilometri da Cesano Maderno alla tangenziale est di Milano A51) dell’Autostrada Pedemontana Lombarda. E c’e’ anche una scadenza: il progetto dovra’ essere completato in vista delle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina del 2026. Ma, c’e’ ancora un ‘ma’. Bisogna trovare le risorse per i lavori che il general contractor andra’ a fare. Ecco perche’ sarebbe fondamentale che il Cipe proroghi ad agosto la scadenza, al momento prevista per il 21 marzo, per il closing finanziario. Sempre parlando di infrastrutture in provincia di Pavia e’ piu’ che atteso il completamento del ponte sul Ticino di Vigevano, con gli ormai ben noti 24 metri da ultimare. La storia e’ lunga e travagliata, risale al 2009 con l’ok ai lavori. Da allora sono stati realizzati 464 dei 488 metri previsti, con l’avvicendamento di diverse aziende appaltanti. Andando indietro con la memoria, la prima fu la Guerrino Pivato, azienda della provincia di Treviso che di fatto si occupo’ nel marzo dell’anno successivo dei soli rilievi, annunciando per giugno la posa della prima pietra. Non si ando’ oltre, in quanto l’impresa falli’. Subentro’ Cesi, di Imola, che fece partire i lavori nel novembre del 2011. Anche in questo caso, un intervento non portato a termine, con la messa in liquidazione coatta amministrativa. Alla Cesi subentro’ la Polese spa, ma anche qui lo stallo e l’addio da parte dell’impresa che aveva chiesto alla Provincia circa 7 milioni in piu’ rispetto all’appalto da 51 milioni. La Provincia ha ripreso in mano la situazione con la societa’ Integra di Roma, specializzata nella progettazione di strade e ferrovie e delle relative opere d’arte come ponti e viadotti. Integra, che si e’ aggiudicata la stesura del nuovo progetto necessario a uscire dall’impasse in cui era finita l’infrastruttura ha risolto i problemi di ordine tecnico che impedivano il completamento del ponte. E adesso, in meno di un anno, quei 24 metri mancanti, potrebbero essere realizzati. 

La raccomandazione e’ a far presto, sarebbe meglio iniziare i lavori durante l’estate, periodo di magra del Ticino. Il punto e’ che adesso le aziende interessate sono quasi troppe: in 150 hanno manifestato interesse rispondendo all’appello della Provincia che ha invitato le imprese a farsi avanti per i lavori di completamento del ponte, il cui importo complessivo e’ stato stimato in circa 5 milioni di euro. Sempre in provincia di Pavia c’e’ un gioiellino che si chiama il Ponte della Becca, costruito nel 1910 sulla confluenza tra i fiumi Ticino e Po, per trasportare a Pavia e nel resto della Lombardia l’uva proveniente dall’Oltrepo’ Pavese. I primi problemi di questa storica costruzione risalgono al 2010, quando venne rilevato un cedimento di 4 centimetri di un giunto della struttura: a seguito di questo il ponte venne dichiarato non carrabile e quindi chiuso al traffico. Poi riaperto e quindi richiuso numerose altre volte, imponendo sensi di marcia alternati e escludendo il passaggio dei camion. Dopo anni di stop and go per gli automobilisti, e’ arrivata la decisione di costruire un Nuovo Ponte della Becca che corra accanto alla storica struttura che diventera’ ciclabile. La Provincia ha pubblicato il bando di gara per il primo degli step progettuali, il progetto di fattibilita’ tecnica economica che costera’ 1,5 milioni a carico del ministero delle infrastrutture. Per la seconda meta’ 2021, si dovra’ provvedere al progetto definitivo/esecutivo, che e’ la fase piu’ complessa. E la speranza e’ quella di arrivare a fine 2022 col progetto cantierabile, per una durata di circa altri 5 anni.

 Se nella sola Milano sono 180 gli edifici abbandonati nel resto della regione il numero vola. Per non parlare di caserme, cinema e carceri. Di questi ultimi ce ne sono 38 ‘deserti’ in tutto il Paese. Un brutto esempio di abbandono e spreco di soldi pubblici resta il fantasma del penitenziario di Revere, un rovinoso edificio situato a 35 km da Mantova, costruito nel 1988. Dopo ripetute interruzioni i lavori di costruzione si sono fermati definitivamente nel 2000, per uno spreco di 2 milioni e mezzo di euro. L’assurdo e’ che l’edificio non e’ mai stato utilizzato. E poiche’ demolirlo costerebbe altri soldi, resta li’, a futura memoria del degrado. ” Le richieste per usarlo non mancano, ne arrivano tante – spiega il vice sindaco del Comune di Borgo Mantovano Sergio Faioni – ma poi non si conclude nulla. L’ultima un mese e mezzo fa, da parte di un ordine francescano che voleva farne una casa per l’accoglienza di donne maltrattate. Prima ancora una Rsa, poi una parafarmacia. Era interessata anche una persona che voleva realizzare un centro di addestramento per cani da ricerca su macerie. E certo li” le macerie non mancano”.

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