Lombardia, 50 anni portati male. La dinastia del centrodestra al tramonto

25 Luglio 2020
Lettura 1 min

di Stefania Piazzo – Giusto qualche giorno fa la Regione Lombardia ha celebrato i suoi primi 50 anni. In questo momento viene da dire: portati proprio male.

Il Covid è l’evento naturale inaspettato, la sciagura che ha mostrato tutte le debolezze del sistema, che si è stratificato nel tempo in una visione di sanità che era lontana anni luce dal territorio. I sindaci volevano fare i test? Ci pensavano le ats a dire che invece non andavano fatti. Le rsa erano l’anello debole? Ci pensava la delibera a portarci i positivi, nelle rsa.

La gente stava male a casa? Non si facevano i tamponi. Occorreva aspettare che passasse…

Gioco forza, l’interventismo veneto al confronto dell’attendismo lombardo, del vediamo, del rispettiamo le linee guida, del non abbiamo colpe, ha dato il primo inevitabile colpo di grazia all’egemonia del centrodestra lombardo. Incredibile, un autogol in casa.

Poi è bastata una inchiesta giornalistica, che si è sostituita a tutti i meccanismi di controllo interno, alle vigilanze, per diventare quel sassolino che ha rotto l’ingranaggio. Già questo pone delle serie domande su chi controlla cosa. E così, la questione dei camici, diventa il punto di rottura. La crepa nel muro mentre fuori infuria la tempesta di altre inchieste. C’è Bergamo, c’è l’esercito dei parenti del Trivulzio, c’è il comitato bergamasco dei familiari delle vittime. Ci sono esposti su esposti che ruotano come possibili lame rotanti sopra la testa della politica.

Il centrosinistra non governa dal 1994. Erano gli anni di Tangentopoli, di Mani pulite. Prima c’è stata la saga democristiana, del pentapartito. I Bassetti, i Tabacci, Dopo la parentesi di Fiorella Ghilardotti, è arrivata la duratura e fiorente epoca della dinastia Formigoni. Poi quella di Maroni, infine Fontana. Non un crescendo. Un piano pianissimo.

E’ un quarto di secolo che il centrodestra domina incontrastato la Lombardia. Non ha saputo capitalizzare il successo di Salvini, uomo solo al comando. Salvini non ha saputo a sua volta capitalizzare, consolidare il consenso, perdendo pezzi, il 12%, in un anno. Fontana non compare tra i governatori più amati. E’ un Carneade in mezzo a tanti. Non basteranno i barconi e gli sbarchi dei contagiati a convincere che votare la Lega è meglio che votare altri. La destra originale, ad esempio. Non quella fotocopiata.

La Lombardia sprofonda nel grigiore di un presente che si interroga sul suo dopo. Mentre Fratelli d’Italia ruba consensi a destra e a manca, mentre Giorgia Meloni intercetta i delusi anche nel centrosinistra, il suo successo rischia di essere vanificato proprio nel cuore del cambiamento. La Lombardia, nemesi della storia, torna ad essere l’epicentro del cambiamento per mano giudiziaria. I partiti non hanno imparato nulla. Forse si salveranno quelli solidi nella propria identità, ben strutturati, capaci di attraversare le burrasche senza bisogno dei selfie. Il Nord ha fatto perdere il Nord.

Photo by Andrés Dallimonti 

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