I MAGHI DEL COVID 19 – Lombardia dichiara numero di dimessi ma non dei guariti. Ministero e Protezione Civile sommano dimessi e guariti. Da cilindro il 68% di casi risolti

3 Aprile 2020
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La chiamano sovrastima dei casi dichiarati guariti. La Fondazione Gimbe che per prima in Italia aveva denunciato già nell’inverno scorso il taglio di 37 miliardi di euro in sanità, ha analizzato le cifre che alle 18 la Protezione civile diffonde tutti i giorni. Lo studio, effettuato assieme a Youtrend, parla di un caso emblematico in Lombardia. Il 1° aprile si parlava di 11.415 pazienti dimessi di cui però non si conosce lo status clinico che confluiscono nel dato nazionale dimessi-guariti: sono il 68%. Secondo la Fondazione è un dato sovrastimato come tasso di guarigione.

Per fare chiarezza, la Fondazione chiede di non conteggiare tra i dimessi-guariti i casi con status di guarigione non noto e di distinguere le guarigioni cliniche da quelle virologiche.

Troppo difficile?

“Attualmente positivi: è la somma dei pazienti “Ricoverati con sintomi”, in “Terapia intensiva” e in “Isolamento domiciliare”.
Dimessi/Guariti: è un “contenitore” eterogeneo che include sia pazienti dimessi dall’ospedale (non sempre guariti), sia casi di guarigione clinica o virologica.
Deceduti: rimangono in attesa di conferma della causa di morte da parte dell’Istituto Superiore di Sanità che a cadenza bisettimanale pubblica il bollettino epidemiologico.
«In termini di sanità pubblica – afferma Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione GIMBE – questa classificazione mira a distinguere i casi attivi (totale positivi), che possono contribuire alla diffusione dell’infezione, dai casi chiusi, ovvero i deceduti e i guariti che non possono contagiare altre persone. Se il numero dei casi chiusi è condizionato, nel bene e nel male, dalla qualità dell’assistenza sanitaria, quello dei casi attivi influenza sia le decisioni sanitarie per contenere l’epidemia, sia quelle politiche per l’eventuale rimodulazione delle misure di distanziamento sociale».

Dal monitoraggio GIMBE dei dati pubblici sono emerse alcune incongruenze, relative sia ai trend regionali dei “Dimessi/Guariti”, sia alle definizioni e alle modalità comunicative della Protezione Civile. In particolare, nella dashboard nazionale si rileva una discrepanza tra la denominazione del box “Dimessi/Guariti” e la legenda che riporta “Guariti: totale persone clinicamente guarite”. Inoltre, in calce al report quotidiano, dove vengono riportati i totali del giorno, il dato della colonna “Dimessi/Guariti” viene etichettato come “Totale guariti”.

«Di fronte a queste discrepanze – spiega Cartabellotta – abbiamo deciso di approfondire la questione con ulteriori analisi condotte in collaborazione con YouTrend, progetto digitale di informazione e analisi dati, edito dall’agenzia Quorum».

«Le nostre valutazioni – spiega Lorenzo Pregliasco, co-fondatore di YouTrend – evidenziano una notevole eterogeneità dei dati raccolti dalle Regioni e inviati alla Protezione Civile, vista anche l’assenza di un modello informatizzato univoco. Infatti, i dati sono trasmessi da ciascuna Regione con modalità diverse e i criteri sulla definizione dei casi “Dimessi/Guariti” sono estremamente variabili».

E vediamo nel dettaglio perché la denuncia è più che fondata.

L’analisi effettuata il 1 aprile su 8 Regioni che rappresentano l’85,7% dei casi totali e il 91,6% dei “Dimessi/Guariti” comunicati dalla Protezione Civile (tabella) conferma l’estrema eterogeneità di questo “contenitore” nel quale confluiscono 4 tipologie di casi: pazienti virologicamente guariti (2 tamponi negativi a distanza di 24 ore), pazienti in via di guarigione virologica (primo tampone negativo, in attesa del risultato del secondo), pazienti guariti clinicamente (non sottoposti a tampone), pazienti “dimessi” da un setting ospedaliero senza alcuna informazione sullo stato di guarigione, sia essa clinica o virologica.

«Al fine di sanare questa misclassificazione e garantire la massima trasparenza – aggiunge Pregliasco – è indispensabile uniformare i dati comunicati dalle Regioni alla Protezione Civile, con la diffusione dei dettagli in formato open data per consentire ai ricercatori di effettuare analisi sui dati grezzi e su unità geografiche a livello di provincia e di comune».

Emblematico l’impatto del caso Lombardia. La Regione, infatti, nel bollettino quotidiano non menziona affatto il numero delle guarigioni, ma riporta solo il numero di pazienti dimessi dall’ospedale (o dal pronto soccorso) e inviati in isolamento domiciliare.

Tutti questi casi (il 1° aprile 11.415, il 68% del totale) confluiscono nei “Dimessi/Guariti” del bollettino nazionale sovrastimando il tasso di guarigione. Infatti, il comunicato stampa giornaliero della Protezione Civile ieri riporta 16.847 persone guarite, dato confermato anche sul sito del Ministero della Salute.

«Al fine di non alimentare un irrealistico senso di ottimismo sul reale andamento dell’epidemia – conclude Cartabellotta – rischiando di affidare le decisioni sanitarie e politiche ad un numero che contiene anche casi ancora attivi, la Fondazione GIMBE chiede al Ministero della Salute e alla Protezione Civile di allineare la comunicazione pubblica ai criteri di guarigione clinica e virologica ribaditi il 19 marzo dal Comitato Tecnico-Scientifico».

Da qui la richiesta della Fondazione GIMBE al Ministero della Salute e alla Protezione Civile

Sostituire definitivamente l’ambigua etichetta “Dimessi/Guariti” con “Guariti”
I soggetti con status di guarigione non noto devono essere:
esclusi dal contenitore “Dimessi/Guariti”
riclassificati come casi attivi in isolamento domiciliare
Distinguere i soggetti guariti per:
guarigione clinica
guarigione virologica

https://coronavirus.gimbe.org/

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