I DISABILI NON ASPETTANO. ANCHE IN LOMBARDIA UN MIRAGGIO IL SOSTEGNO SCOLASTICO

3 Febbraio 2022
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di Giuseppe Olivieri – Dal documento “Focus-Principali dati della scuola – Avvio Anno Scolastico 2020/2021”, prodotto dal Ministero dell’Istruzione, emerge che nell’anno scolastico 2020/2021 gli alunni con disabilità erano circa 268.000 e “i posti di sostegno” delle scuole statali circa 152.000.

La situazione risultava già particolarmente difficile in Lombardia con 19.000 posti di sostegno garantiti su un totale di 45.000 alunni con disabilità. Dopo un anno nulla è cambiato. Il rapporto tra insegnanti e studenti che necessitano il sostegno dovrebbe essere 1 a 2, come “media” di riferimento sul territorio statale. Tale rapporto dovrebbe diventare di 1 a 1 in caso di grave disabilità. In Lombardia, come ovunque, non viene assicurata questa assistenza, nonostante potenzialmente i fondi economici per garantirla ci siano. Il governo centrale, troppo distante dalle reali esigenze degli alunni interessati e delle loro famiglie, preferisce disperdere le risorse acquisite dal mondo del lavoro verso un’assistenza finalizzata ad un immediato consenso elettorale, piuttosto che provvedere ad un’istruzione e una formazione umana, di cui vi è impellente necessità.

Se il numero degli Insegnanti di Sostegno, dipendente dalle scelte di Roma, non risulta sufficiente, non migliore è la situazione che riguarda gli Assistenti Educativi Scolastici, della cui attività sono direttamente responsabili le amministrazioni comunali. Quanti servizi di assistenza potrebbero garantire queste ultime, se solo una parte del residuo fiscale rimanesse a loro disposizione, piuttosto che vederlo disperso nei meandri della burocrazia dal governo centrale?

L’emergenza sanitaria in corso ha acuito i disagi che già preesistevano, tanto da indurre i Ministeri di Istruzione e della Salute ad emettere il 21 gennaio scorso un comunicato congiunto in cui ipocritamente riconfermavano che “Tenuto conto dei principi costituzionali e delle regole vigenti nell’ordinamento scolastico, posti a tutela della piena inclusione e dell’integrazione scolastica degli alunni con disabilità, si ritiene che le istituzioni scolastiche siano tenute a prevedere specifiche condizioni a vantaggio degli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali (BES)” e “laddove sia stata disposta la sospensione delle attività didattiche in presenza, va garantito ogni qualvolta possibile, secondo quanto di seguito specificato, agli alunni con disabilità o con BES lo svolgimento dell’attività didattica in presenza…”. Le responsabilità e le incombenze sono, come sempre, scaricate sulle istituzioni scolastiche, senza fare alcun riferimento alla carenza di organico, di cui il governo centrale stesso è direttamente responsabile.

E l’amministrazione regionale lombarda come reagisce? Alessandra Locatelli, assessore alla Famiglia, Solidarietà sociale, Disabilità e Pari opportunità di Regione Lombardia, pochi giorni fa, a metà anno scolastico, dopo anni di gravi deficienze strutturali e di personale, si è limitata a comunicare: “Nelle prossime settimane porterò la problematica all’attenzione della Commissione Politiche sociali regionali: l’obiettivo è quello di sollecitare il Governo centrale affinché vengano garantiti il diritto allo studio e l’inclusione scolastica a tutti i nostri giovani”. Nessun riferimento alla necessità di modificare questo stato e questa forma di governo, condizione necessaria per sperare di lasciare ed investire più risorse sul territorio di chi direttamente le produce.

Ancora echeggianti sono le parole di Nico Acampora, papà che ha realizzato in provincia di Milano la prima pizzeria gestita da ragazzi autistici e recente vincitore dell’Ambrogino d’Oro, PizzAut: “600mila persone autistiche e le nostre istituzioni sono immobili, quasi nessuna terapia pubblica, pochi insegnanti di sostegno e scarsamente qualificati, pochissimi e discutibili servizi…e praticamente nulla dopo la fine della scuola.”

Le famiglie si riconfermano, così, ancora una volta, l’unico baluardo in grado di svolgere quel servizio essenziale di supporto umano e formativo, sopperendo alle gravi lacune del servizio pubblico: questo è il motivo per cui il loro ruolo sociale deve essere definitivamente riconosciuto attraverso una riforma del sistema fiscale che le metta finalmente al centro dell’interesse del legislatore.

Giuseppe Olivieri, responsabile politiche sociali e welfare Grande Nord

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