Fontana a 81 sindaci che chiedono tampone a tappeto: Lombardia sta con Roma. Non lo facciamo, non serve

27 Marzo 2020
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di Benedetta Baiocchi – No. Il tampone lo facciamo solo a sintomi conclamati. Non si fa sorverglianza attiva. Non si mappa la popolazione. Non si individuano i potenziali vettori del virus. La Lombardia segue le indicazioni della circolare del ministero e le linee guida dell’Istituto superiore di sanità. Zaia, in Veneto, va dalla parte opposta. Tamponi, tamponi, tamponi. Col risultato di avere il numero più basso di decessi. E un contenimento del contagio che sembra premiare la scelta del governatore veneto. Stessa strada intrapresa con Bonaccini in Emilia Romagna. Insomma, basta guardarsi un po’ attorno, e la Lombardia si trova sola, a condividere la linea dell’efficienza del governo Conte.

Ma veniamo alla lettera con cui Attilio Fontana ha risposto al drappello di 81 sindaci dell’area metropolitana, capofila il primo cittadino di Cassano d’Addda, Roberto Maviglia.

“Gentili Sindaci, prendo atto della Vostra richiesta di avvio in Lombardia di una strategia di “sorveglianza attiva” della popolazione e mi permetto di sottolineare quanto segue. Il protocollo adottato da Regione Lombardia per la prevenzione e contrasto alla diffusione del Covid-19 è quello trasmesso dal Ministero della Salute e redatto dal Gruppo di lavoro permanente costituito in data 5 febbraio 2020 nell’ambito del Consiglio Superiore di Sanità.

Le indicazioni, oggetto di circolare ministeriale del 22 febbraio 2020, prevedono di sottoporre al tampone rinofaringeo per la ricerca di Covid-19 solo i soggetti clinicamente sintomatici.

Tale esame diagnostico in assenza di sintomi non appare sostenuto da un razionale scientifico in quanto il suo esito è limitato nel tempo. Un soggetto che risulta negativo andrebbe serialmente seguito per le successive due settimane di presunta incubazione ai fini della reale certezza dell’esito”.

Insomma, il governatore lombardo si allinea con la posizione del ministero della Salute e dell’Iss. Soprattutto continua a sposare la tesi per cui non è scientificamente rilevante e razionale fare tamponi agli asintomatici. Anche perché, aggiunge, il soggetto eventualmente “andrebbe serialmente seguito per due settimane di presunta incubazione”.

Il Veneto lo fa. La Corea del Sud, record negativo di decessi l’ha fatto. La Lombardia preferisce incrociare le dita. Si sa che la fortuna guarisce.

In più, si asserisce che chi invece ha sintomi viene tamponato. Sicuro, governatore, che tutti i lombardi ricevano questa premura dalla sanità regionale? Perché, stando alle testimonianze diffuse dai media, chi resta a casa, con i sintomi, racconta altro. La febbre, forse, confonde?

Photo by Jose Antonio Gallego Váz

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