E il sindaco Sala torna sugli stipendi del Nord

14 Luglio 2020
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di Benedetta Baiocchi – Aveva affermato questo: “Se un dipendente pubblico, a parità di ruolo, guadagna gli stessi soldi a Milano e a Reggio Calabria, è intrinsecamente sbagliato, perché il costo della vita in quelle due realtà è diverso”.

Oggi il sindaco di Milano, Beppe Sala, torna sull’argomento ai microfoni del TgR Lombardia e ribadisce: “Ogni città ha le sue peculiarità ed è necessario affrontare la questione. Il nostro è il Paese delle non riforme ma se vogliamo fare un passo avanti rispetto al mondo del pubblico è necessario pensare ad una riforma significativa”.

“Nel mondo del privato tra nord e Sud ci sono differenze di retribuzione significative, lo Svimez (associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno, ndr), “parla di un 20%, se si tocca il pubblico diventa un tabù, di pubblico non si può discutere e questo diventa un problema – ha aggiunto -. In Italia ci sono 3 milioni e mezzo di dipendenti pubblici e tutti noi spesso ci lamentiamo di come funziona il sistema pubblico, se si tenta di ipotizzare qualcosa che vada verso una riforma delle regole c’è l’alzata di scudi”. Il sindaco ha poi detto che oltre alla contrattazione nazionale c’è anche quella locale “quella a cui io mi riferisco, non a parole ma nei fatti. A Milano abbiamo di recente siglato con i rappresentanti sindacali e i nostri dipendenti un accordo integrativo che mira a concedere una variabilità nello stipendio in funzione della performance che per un dipendente pubblico deve voler dire una cosa, il servizio al cittadino”. 

Di certo il sindaco Sala non può però dimenticare che per i dipendenti privati vale sempre un contratto nazionale e la contrattazione decentrata o locale che dir si voglia, è raramente applicata. Un giro per le fabbrichette lombarde o venete potrebbe bastare o magari un viaggio nei centri commerciali degli addetti vendita nella piccola e grande distribuzione. Davvero guadagnano il 20% in più dei colleghi del mezzogiorno?

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