di Cassandra – No, non è andata come previsto. O forse, pensa qualche avversario, è andata come doveva andare. E cioè addio alla città simbolo di Alberto da Giussano, la Legnano del Carroccio, scarrocciata a dire il vero un po’ di tempo fa con gli inciampi giudiziari del sindaco leghista, finito anche agli arresti con due assessori, e che aveva pure ritirato le sue dimissioni, col sostegno del partito. La vicenda era esplosa nel maggio 2019, con un’inchiesta su ipotizzati incarichi conferiti in cambio di voti. Ci fu la richiesta di giudizio immediato poi nell’aprile 2020 la prima sentenza: Giambattista Fratus, ex primo cittadino, è stato condannato a due anni e due mesi con l’accusa di aver manipolato concorsi per posizioni dirigenziali in Comune, in municipalizzate e partecipate e per corruzione elettorale. Nessuno è colpevole fino all’ultimo grado di giudizio, ma i cittadini la Lega non l’hanno intanto più voluta al governo della città.
Saronno? Un altro caposaldo salviniano, città importante, manifatturiera, imprenditoriale, cerniera tra l’alto milanese, Varese e Como. A casa anche lì, nulla da fare per Alessandro Fagioli. Neppure la presenza di Salvini ai comizi ha dato la spinta e il leghista è stato battuto dal 60,2% del candidato del centrosinistra. Schiacciante.
Lecco? Il centrosinistra la riconquista e il centrodestra mette i remi in barca, così pure a Mantova, dove non sfonda. Se doveva essere una prova del nove territoriale, il segnale è arrivato. La gestione lombarda del Covid, gli scandali tra camici e problemi leghisti con i commercialisti, non piace. Ma forse, la questione è più tecnica. Saper amministrare bene.