Caos Lombardia. Dalla difesa di Fontana, “Che vadano a vedere quello che vogliono”, alle decine di indagini aperte per zone rosse, test e mascherine

26 Luglio 2020
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 Davvero dormono sonni tranquilli gli amministratori lombardi?

Esibiscono sicurezza, ostentano serenità, e sembra che una pace olimpica sovrasti il palazzo della Regione. Iniziamo con le parole della difesa del governatore. “Che vadano a vedere tutto quello che vogliono. Noi siamo tranquilli. E’ una eredita’, scudata, regolarizzata, tracciabile e assolutamente ufficiale”. Così Jacopo Pensa, il legale di Attilio Fontana, spiega all’ANSA la situazione degli oltre 5,3 milioni comparsi nell’indagine con al centro il caso della fornitura di camici, che il governatore ha ereditato dalla madre. Pensa ha intenzione di chiedere un incontro con i magistrati milanesi tra domani e dopodomani per parlare di questo e altri temi. Il legale ha detto che al momento il governatore non è stato convocato dalla Procura e non ha intenzione di farsi sentire.

Ma i fronti aperti in Lombardia non sono solo per i camici.

Si va dalla mancata zona rossa nella bergamasca, ai test sierologici a Pavia, all’ospedale nei padiglioni della Fiera di Milano. E poi le mascherine e i camici, sempre a Milano, e in quasi tutte le province i morti nelle Rsa.

Gli esposti sono arrivati copiosi a Milano e Bergamo, e sono decine i fascicoli che intendono far luce sulla gestione dell’emergenza.

Nessun colpevole fino a prova contraria, ma le carte acquisite dagli investigatori non si contano, comprese quelle della Regione Lombardia relative all’idoneita’ delle mascherine acquisite da una azienda di pannolini. E pure le testimonianze si sprecano, tra cui quella del premier Conte e dei ministri Speranza e Lamorgese per l’indagine sulla mancata chiusura della Val Seriana. Spese e consulenze vengono passate al setaccio dalla guardia di finanza, come nel caso dell’inchiesta, ancora conoscitiva, sulla costruzione dell’ospedale nei padiglioni dell’ex Fiera di Milano, circa 200 posti letto di terapia intensiva che hanno fatto registrare un indice di occupazione molto basso. Ipotizza il peculato e la turbativa d’asta l’inchiesta di Pavia sui test sierologici, che vede indagati i vertici del Policlinico San Matteo e della multinazionale Diasorin, accusati di un ingiusto vantaggio all’azienda rispetto alle concorrenti. La principale eredita’ giudiziaria del Coronavirus e’ pero’ rappresentata dalle Rsa, dal Pio Albergo Trivulzio alla Fondazione Don Gnocchi. Anche in questo caso viene tirata in ballo la Regione Lombardia, che con la delibera dell’8 marzo ha consentito l’invio di persone positive al virus nelle strutture per alleggerire la pressione sugli ospedali.

Insomma, così sereno e limpido il cielo di Lombardia non sembra essere. E a prescindere dall’esito, è quella che si definisce la credibilità reputazionale a fare la differenza. E’ tutta colpa della stampa?

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