Gli svizzeri sono chiamati domenica a esprimersi su un referendum che, se approvato, renderebbe la confederazione elvetica il primo Paese a vietare del tutto i test medici sugli animali. La richiesta, sostenuta dalle associazioni per i diritti degli animali, non pare pero’ avere molte chance di passare. Secondo i sondaggi, solo il 26% dei votanti si esprimera’ a favore del quesito, mentre il 68% votera’ contro. La Svizzera e’ sede di un’importante industria farmaceutica, che conta per il 9% del Pil e la meta’ delle esportazioni e conta su campioni nazionali come Roche e Novartis. Nel 2020 nel Paese sono morti in test da laboratorio oltre 550 mila animali, secondo le statistiche del governo, tra cui 400 mila topi o ratti, quasi 4.600 cani, 1.500 gatti e 1.600 cavalli.
“E’ crudele e superfluo sperimentare su animali e sono certo che possiamo sviluppare medicinali facendone a meno”, ha dichiarato a Reuters Renato Werndli, il medico che ha lanciato l’iniziativa referendaria, “non dovremmo sfruttare gli animali per i nostri scopi egoistici”. Secondo Werndli, la sperimentazione animale puo’ essere sostituita da simulazioni informatiche, chip biologici – semiconduttori che sviluppano reazioni biochimiche – o microdosaggi su esseri umani. Di diverso avviso Interpharma, associazione delle aziende farmaceutiche, secondo cui, se il referendum fosse approvato “la ricerca farmaceutica, gli studi clinici negli ospedali e la ricerca di base nelle universita’ non sarebbero piu’ possibili”. “Penso che in tempi di Covid si sia visto quanto importante sia scoprire nuovi vaccini e quanto importanti siano i farmaci”, ha sottolineato l’ad di Idorsia, Jean-Paul Clozel, “ebbene, sono stati sperimentati su animali”.
Maries van den Broek dell’Universita’ di Zurigo contesta le tesi di Werndli. “Dal momento che non comprendiamo nemmeno il 10% dei processi che avvengono all’interno di un tumore, e’ impossibile utilizzare modelli informatici o colture di cellule per capire la complessa biologia di un cancro”, ha spiegato. Prima di avviare un test su animali, gli scienziati devono comprovare l’assenza di alternativa e l’importanza della loro ricerca. “Usiamo circa 750 topi all’anno e muoiono tutti al termine dell’esperimento ma non c’e’ alternativa”, ha aggiunto Van den Broek, “senza questi particolari esperimenti, non saremmo in grado di sviluppare trattamenti che salvano vite umane”.