Anche gli animali domestici, presenti in una famiglia su tre, contribuiscono ai rincari delle famiglie in questo periodo. “Se la media europea per quanto l’Iva sui prodotti alimentari è al 10%, in Italia raggiunge addirittura il 22%, generando inoltre una doppia concorrenza sleale fra i vari canali di vendita fisici (piccoli negozi) e i colossi dell’online”, spiega da Modena l’associazione di categoria Aisad Confesercenti. “Oggi- continua Aisad nel suo report- ci troviamo davanti a una disparità. Da una parte i piccoli negozi fisici e catene fisiche che vendono al pubblico si trovano l’Iva al 22%, mentre online, se lo stesso prodotto si vende a un cliente europeo, quest’ultimo lo trova con Iva al 10%”.
Inoltre, “con l’arrivo della pandemia e le crescite enormi di vendite dei colossi dell’online, i piccoli negozi fisici e catene fisiche subiscono enormi danni di mancata crescita e il cliente paga di più il prodotto, cominciando ad abbandonare la vendita tradizionale. Si toglie a noi per dare ai colossi e a rimetterci è anche lo Stato“, aggiunge l’associazione. Ecco quindi la richiesta a livello nazionale: “E’ necessario che il Governo intervenga per abbassare l’Iva al 10%, per aiutare non solo le famiglie che hanno un animale domestico ma anche i proprietari di negozi di animali, messi duramente alla prova dall’emergenza coronavirus e dal caro bollette. Un’aliquota Iva agevolata andrebbe a vantaggio di tutti, dello Stato, dei proprietari di animali e dei commercianti, evitando a molti- conclude Aisad- di abbassare definitivamente la saracinesca, dalla produzione alla distribuzione tradizionale”. (Fonte Dire)