LAV: “ITALIA LEADER DELLA VERGOGNA NELLA PRODUZIONE E COMMERCIO DI TIGRI. SUBITO SCHEMA DECRETO CHE APPLICHI DIVIETI E DISPOSIZIONI GIA’ ESISTENTI”

2 Maggio 2022
Lettura 6 min

Un vergognoso primato incorona l’Italia -insieme alla Francia- come leader in Europa nel commercio e nella produzione di tigri con una stima di circa l’85% dei grandi felini esistenti nel vecchio continente. Le immagini in allegato ricevute in forma anonima da LAV e date in esclusiva a Repubblica.it mostrano un sistema legittimato dalla normativa vigente ma non per questo meno condannabile. LAV ritiene inaccettabile che qualsiasi animale e in particolare una specie in via d’estinzione e protetta dalle norme internazionali possa essere venduta o ceduta come un qualunque oggetto o venga costretta a trascorrere un’intera esistenza in una gabbia mobile per di più di anguste dimensioni. Che tutto questo sia legale, lo rende semplicemente ancora più inaccettabile.  

Né l’Italia né l’Europa – a differenza della maggioranza dei Paesi aderenti alla Convenzione di Washington– hanno recepito la decisione 14.69 presa dalla 14° Conferenza delle Parti nel giugno 2007 con gravissime conseguenze sulla sorte e vita di migliaia di animali. In questa decisione, infatti, si è definito il divieto di “produrre” tigri (e altri grandi felini asiatici) in cattività se non quelle necessarie per la conservazione della specie in natura. Inoltre, è esplicitato il divieto di commercio di parti di tigri e di prodotti derivati.  

Le tigri, animali a serio rischio estinzione, sono attualmente ridotte a 12mila esemplari circa in tutto il mondo. Di queste, solamente 3.900 sono in natura, mentre le restanti 8.100 sono allevate e detenute in cattività. 

Il dato che differenzia sensibilmente le tigri presenti in natura – che godono di massima protezione internazionale, seppur sempre minacciate dai bracconieri e trafficanti- da quelle detenute in cattività, è relativo alla riproduzione: i cuccioli che nascono in cattività perdono ogni tipo di diritto e vengono trattati, per le leggi internazionali sul commercio, alla stregua di oggetti, di merci.  

Già nel 2019,LAV si era occupata di grandi felini: dieci tigri furono trasportare da una struttura di Latina al confine tra la Polonia e la Bielorussia. 

Recenti indagini hanno mostrato che, dai dati in nostro possesso e da studi e inchieste svolte da giornalisti e altre associazioni, neppure le autorità statali preposte sono a conoscenza del numero di tigri presenti sul territorio italiano o sembrerebbe che ne hanno una conoscenza parziale e ben lontana dai numeri riscontrati da LAV. 

Si tratta di un sistema ben rodato in cui, a causa delle lacune normative, le famiglie circensi, detentrici delle relative licenze, possono allevare, cedere, noleggiare, prestare, esportare animali come le tigri o altre specie protette. Infatti, in questo sistema commerciale che ruota attorno ad esseri viventi, vi è una sola distinzione: tra animali selvatici e animali allevati. Le tigri allevate sono state infatti definite da varie associazioni animaliste (come gli austriaci di Four Paws), tigri di seconda classe” proprio per sottolineare la totale la perdita di diritti, spesso basilari, o comunque delle stesse tutele e requisiti di detenzione. Di questi animali, da normativa CITES, è possibile disporre come se fossero “oggetti”, beni mobili.   

Questo commercio di grandi felini viene perfettamente raccontato dalle immagini in nostro possesso: il proprietario delle tigri e detentore della famosa licenza spiega nel dettaglio come è facile -grazie alla normativa vigente – poter parcheggiare per alcuni mesi delle gabbie mobili con tigri al loro interno in terreni di proprietari interessati ad esporle.  

Grazie a questo nuovo studio, che accosta elementi raccolti da LAV ad altri elementi ricevuti dall’associazione in forma anonima a dati raccolti in mesi di studio e approfondimento, vogliamo definitivamente sollevare il velo di Maya di un sistema intollerabile, che vede circhi e privati disporre della vita e dei diritti di animali, anche in via di estinzione.  

Sotto il velo è possibile osservare un meccanismo consolidato e fuori controllo, ove gli animali sono gli unici a pagare con una un’intera vita in cattività, termine che contiene la parola “cattivo”, “crudele”) e dove vi sono pochissime norme che regolamentano la loro tutela, lasciando ampio spazio a zone grigie dovute a gravi lacune legislative. Un sistema normativo attuale che lascia libere – o con ben pochi divieti -le aziende circensi e di spettacolo viaggiante di riprodurre (anche divertendosi a creare “chimere”), noleggiare, cedere, prestare, detenere in gabbie e molto altro, quasi qualsiasi tipo di animale. In una frase: possono giocare la vita di questi animali. 

Che siano animali vietati o meno, di qualunque specie e regno, il concetto è sempre il solito: come è possibile tollerare ancora che esseri viventi vengano considerati alla stregua di oggetti da collezione? Di merce?  

Perché consideriamo “normale” vedere degli animali selvatici ed esotici, spesso tra i pochi rimasti della loro specie, passare l’intera esistenza in una gabbia o in un terrario, nonostante vi siano evidenze scientifiche della loro sofferenza e dei rischi sanitari oggettivi per tutta la collettività?  

Come è possibile che in Italia non c’è alcun limite alla riproduzione in cattività di tigri e altri grandi felini finalizzata alla vendita, cessione, noleggio?  

Riteniamo tutto questo inaccettabile!  

Entro l’8 maggio prossimo il Governo è chiamato ad approvare lo Schema di Decreto Legislativo per adeguare la normativa nazionale alle disposizioni del Regolamento europeo 2016/429 relativo alle malattie animali trasmissibili prevedendo, come stabilito dall’articolo 14 lettera q) della Legge di delegazione europea n. 53 del 22 aprile 2021 – inserito grazie a un emendamento parlamentare, approvato con il parere favorevole del Governo, per la prevenzione di ulteriori zoonosi e pandemie come il Covid 19 e precedentemente Sars, Mers, influenza aviaria, Ebola, nonché come tutela degli animali, oggi principio confortato dalla previsione del nuovo articolo 9 della Costituzione – alcuni importanti cambiamenti fra i quali il divieto di importazione, detenzione e riproduzione di animali selvatici ed esotici.  

LAV chiede quindi ai Ministri della Salute Speranza, della Transizione Ecologica Cingolani e al Sottosegretario agli Affari Europei Amendola, di attuare la Legge-delega e dire basta a questa inutile sofferenza! Per unire la tua voce alla nostra e per saperne di più, vai su www.lav.it/esotici   

IL GIORNALE

Direttrice: Stefania Piazzo
La Nuova Padania, quotidiano online del Nord.
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