Sanità lombarda. Sei un senzatetto? Più di un mese per avere il tampone ed entrare in dormitorio

14 Ottobre 2020
Lettura 1 min

di Davide Redolfi – Sono le 23.50, di un classico mio sabato sera. Finisco il servizio di volontariato, sistemiamo la sede e mi avvio a riportare il mezzo nel parcheggio.
Dopo poco vengo fermato da un ragazzo italiano sulla 40ina, ha bisogno di un borsone perché deve recarsi a Torino. Incuriosito gli chiedo informazioni sul perché di questo suo spostamento con l’ultimo treno da Milano.
Tira fuori dalla tasca un foglio un po’ sgualcito.
Ha un appuntamento a Torino per fare urgentemente il tampone per potersi finalmente recare in un dormitorio.
“La prima data disponibile a Milano è il 18 novembre, e io non me la sento di passare parte dell’inverno all’addiaccio”.
Rimango scioccato.
E ancora oggi, dopo 3 giorni, non riesco a darmi una risposta al perché la tanto pubblicizzata sanità lombarda faccia aspettare più di un mese per un tampone. Un tampone che potrebbe evitare un inverno al freddo a un ragazzo italiano, con tutti i rischi e pericoli del caso.
Ma cosa aspettiamo a trattenere i nostri soldi per potenziare davvero la sanità lombarda?

Caro Davide, qui si impone una replica. Immediata. Se le cose stanno così, la domanda è anche un’altra. Come è possibile che la Lombardia sia guidata da una classe politica che le donazioni le fa ai parenti e non si cura di mettere al posto giusto le persone giuste. Se quel foglio dice il vero, se il senzatetto che hai aiutato deve aspettare più di un mese per sapere se ha diritto o meno di essere un cittadino come gli altri, con pari diritti di ricovero, assistenza e cura, e avere un posto letto al coperto almeno per l’inverno, c’è poco di che vantarsi di essere lombardi, ma principalmente uomini. Non è solo e soltanto una questione di residuo fiscale, non ruota tutto attorno alle tasse che non vengono restituite. Il problema, Davide, è la testa della politica, la pochezza della politica, il vuoto di comunicazione ed empatia della politica. Il Nord non sta eccellendo nel dare una mano al ricambio della classe politica. Io ci vedo poche differenze con alcune aree commissariate della Calabria.

La politica ha bisogno di cultura e formazione, non di slogan e nostalgie. Ha bisogno di coerenza tra ciò che si dice e ciò che si fa. La prima strada porta a teste pensanti, che mettono in difficoltà il sistema, la seconda direi che è un buon modo per ritrovarsi tra amici e raccontarsela. Coraggio.

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